Una nuova inchiesta su scommesse illegali scuote il mondo del calcio

di Redazione

Una nuova inchiesta su presunte scommesse illegali rischia di travolgere il calcio italiano, almeno stando ai risultati delle ultime indagini portate avanti dalla Procura di Milano, che ha portato alla luce un sistema nel quale sarebbero coinvolti almeno una dozzina di giocatori, molti dei quali militano, o hanno militato, in squadre di Serie A. Il fulcro dell’indagine ruota attorno a piattaforme online illegali su cui si effettuavano scommesse, principalmente su giochi come il poker online, e non direttamente su partite di calcio, scongiurando perciò il pericolo di alterazione dei risultati di partite del campionato italiano.

Tra i calciatori indagati spiccano nomi noti come quelli di Alessandro Florenzi, Nicolò Zaniolo, Wes McKennie, Mattia Perin, Samuele Ricci, Raoul Bellanova, Cristian Buonaiuto, Leandro Paredes, Matteo Falzarano, Matteo Cancellieri, Adames Firpo, Marco Sartori, Angel Di Maria e altri sportivi ancora, tra cui pure il tennista Matteo Gigante., oltre a sportivi di altre discipline come il tennista Matteo Gigante. Le indagini hanno identificato 20 sportivi coinvolti, con una distinzione tra chi si limitava a scommettere e chi aveva un ruolo attivo nell’organizzazione e promozione delle piattaforme illecite.

In particolare, Fagioli e Tonali risultano avere avuto un ruolo più rilevante: secondo i pubblici ministeri, i due avrebbero agito come “collettori di scommesse”, ricevendo bonus sui propri conti di gioco e agevolazioni nel pagamento dei debiti. Inoltre, si sarebbero occupati di pubblicizzare e diffondere l’uso di piattaforme di scommesse tra altri calciatori.

La rete di scommesse, secondo quanto emerso, era strutturata e articolata. Gli scommettitori spesso ricevevano credito dagli organizzatori delle piattaforme, salvo poi dover saldare debiti anche considerevoli. Per mascherare i pagamenti, venivano impiegati metodi fittizi: uno dei principali sistemi consisteva nel simulare l’acquisto di orologi di lusso tramite bonifici inviati a una gioielleria milanese. In realtà, gli orologi non venivano mai ritirati e il denaro serviva esclusivamente a ripianare i debiti di gioco.

Non indagati, ma comunque menzionati negli atti, alcuni calciatori che avrebbero prestato denaro a colleghi per aiutarli a saldare i debiti, come Federico Gatti della Juventus (che avrebbe prestato 40mila euro a Fagioli), Stefano Turati e Radu Dragusin.

L’inchiesta ha portato anche all’identificazione degli cinque organizzatori principali del giro di scommesse, per i quali la Procura ha richiesto gli arresti domiciliari. A loro carico, insieme a una società coinvolta, sono stati emessi provvedimenti di sequestro per un totale di 1,5 milioni di euro, ritenuti proventi dell’attività illecita. Le accuse principali mosse a loro sono di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, riciclaggio e responsabilità amministrativa degli enti.

Dal punto di vista penale, i calciatori coinvolti non rischierebbero pene gravi e potranno chiudere il procedimento con un risarcimento che potrebbe evitare loro il processo. Tuttavia, la giustizia sportiva sarà chiamata a valutare l’eventuale violazione dei codici etici e regolamentari della FIGC. Gli atti dell’indagine saranno infatti trasmessi alla Procura Federale, che potrebbe avviare sanzioni disciplinari anche severe.