Lara Lugli:”la gravidanza è un comportamento illecito”

di Silvia Console

Sono le parole che Lara Lugli, ex pallavolista licenziata a causa della sua gravidanza e citata per danni della Volley Pordenone, ha pronunciato ieri sera a Otto e mezzo, il programma di approfondimento quotidiano in onda su La7 e condotto da Lilli Gruber.

Parole chiare, le sue. Parole giuste: “Ho ricevuto telefonate private dai vertici del Coni che mi hanno inizialmente fatto molto piacere, mi hanno detto che erano indignati. Ma dopo le telefonate non è successo nulla. Nessuna dichiarazione ufficiale, nessun comunicato. L’indignazione si è fermata alla telefonata, solo io con alcune associazioni abbiamo deciso di ribellarci a una situazione che non si esaurisce al mio caso personale, ma va avanti da anni anche se altre ragazze hanno preferito non dire nulla per non esporre il proprio privato”.

A pochi giorni dell’udienza in tribunale per la causa intentata dal Volley Pordenone contro la Lugli, le istituzioni tacciono.

Del caso di Lara ce ne eravamo occupati in un articolo del 16 marzo sull’uguaglianza di genere nello sport,  e come noi tanti altri media. L’intervista di ieri della Gruber è la testimonianza che poco si è fatto sia in termini di riconoscimento del professionismo, sia nella lotta alla discriminazione di genere nello sport.

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a ricostruire la vicenda:Nel 2018-19, quando aveva 38 anni, Lara Lugli giocava con il Volley Pordenone. All’inizio di marzo comunicò alla società di essere incinta, e il suo “contratto” fu interrotto. Un mese dopo ebbe un aborto spontaneo.

La Lugli chiede alla società il saldo dello stipendio di febbraio, mese precedente all’interruzione del contratto che le risponde picche e non solo! A seguito dell’ingiunzione di pagamento, la società risponde con un atto di citazione dove si legge che “L’accordo sottoscritto da Lugli prevedeva la risoluzione dello stesso per giusta causa in caso di gravidanza. L’atleta era tenuta «ad astenersi da comportamenti che in qualsiasi modo» potessero «essere in contrasto con gli impegni assunti» e il mancato rispetto delle obbligazioni avrebbe portato a dei provvedimenti «proporzionali alla gravità delle singole inadempienze», cioè sanzioni pari al 10 per cento del compenso mensile.

Nell’atto di citazione della società si dice che a seguito del ritiro di Lugli «la squadra aveva avuto un calo di risultati» e che gli sponsor si erano ritirati: il «comportamento» di Lugli, si legge, aveva dunque causato «un danno» alla società che nell’atto era stato anche quantificato. Si dice anche: «La signora Lugli che all’epoca dell’ingaggio aveva 38 anni compiuti, ha taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli». E dunque, in conclusione, si dice: considerando «la violazione della buona fede contrattuale», la risoluzione del contratto e «il danno causato» l’importo della sanzione andrà calcolato almeno nella misura di quello stipendio di febbraio non corrisposto.

Il 7 marzo Lara Lugli pubblica tutto su Facebook, denunciando pubblicamenete la sua ex squadra, la Volley Pordenone, non solo perché si è rifiutata di pagarle lo stipendio di febbraio ( mese in cui ha continuato ad allenarsi e a giocare) ma ( e soprattutto) per averla citata per danni!

A quel punto i media si occupano del caso Lara Lugli; Seguono le telefonate di cui ha parlato ieri dalla Gruber,  i twitter, gli aricoli di giornale… ma la citazione in tibunale?

Quella va avanti, perché nonostante tutto, il 18 maggio Lara Lugli è chiamata a rispondere per i danni di «la violazione della buona fede contrattuale».

Essere licenziata e citata per danni perché incinta è inaccettabile!