Ritornerò in ginocchio da te!

di Silvia Console

Cosi cantava Gianni Morandi nel film del 1964 “ In ginocchio da te” tratto dall’omonima canzone. No, non voglio parlare di cuori affranti e lacrime, semmai di un gesto di cui si sta parlando molto in questi giorni perché legato ai Campionati Europei di Calcio.

A suon di hashtag #iononminginocchio VS #iominginocchio, va in scena la guerra mediatica dei buoni contro i cattivi, dei razzisti VS i politically correct,  e non è un caso che io ricorra a categorie così estreme.

Infatti, al di là del prendere posizione (comodamente seduti sul proprio divano), del criticare o meno i giocatori che scelgono di inginocchiarsi o meno, ci siamo forse chiesti quale sia il significato e l’origine di questo gesto?

Per prima cosa, partiamo della semantica e dal significato della parola:

Gèsto s. m. [dal lat. gestus -us, der. di gerĕre «compiere»]. – 1. Movimento del braccio, della mano, del capo, con cui si esprime tacitamente un pensiero, un sentimento, un desiderio, talora anche involontariamente, o si accompagna la parola per renderla più espressiva.

Quindi, domanda:

Cosa vogliono esprimere i giocatori con l’inginocchiamento?

Risposte

  1. sottomissione verso qualcuno o qualcosa (significato canonico)
  2. un atto di protesta, per manifestare contro il razzismo.

Se avete scelto la risposta B allora sicuramente saprete che negli ultimi anni il gesto di inginocchiarsi prima delle partite o delle competizioni è diventato molto diffuso tra gli sportivi ma il primo atleta a farlo è stato Colin Kaepernick nel 2016.

inginocchiamento

Colin Kaepernic

 

Kaepernick, giocatore di foodball americano, decise, durante l’esecuzione dell’inno degli Stati Uniti (suonato ad OGNI evento sportivo, di qualsiasi livello), di non rimanere in piedi e di inginocchiarsi, perché non si sentiva orgoglioso di un paese che discriminava i neri.

Questo gesto, il kneeling (inginocchiamento), un evidente segno di protesta contro il razzismo, viene però letto come sfregio al “sistema paese” e (sembra assurdo) l’allora Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in una dichiarazione pubblica si augurò che chiunque avesse protestato durante l’esecuzione dell’inno venisse licenziato.

Ebbene, allo scadere del contratto, nessuna squadra si è fatta avanti per assumere Collin  Kaepernick, nonostante fosse uno dei migliori giocatori in circolazione nel suo ruolo.

Una protesta che è costata cara e che ci riporta a un altro gesto che ha fatto storia; il braccio alzato con il pugno chiuso di John Carlos ai Giochi Olimpici di Città del Messico. Sono passati 75 anni e parlare di razzismo, in America, è un argomento che suscita grande contrasti.

Ma torniamo ai giorni nostri, facendo un piccolo excursus sulla diffusione del gesto di inginocchiarsi, inevitabilmente legata alla morte di George Floyd, avvenuta nel 2020, durante un violento controllo di polizia, in cui in cui l’agente di polizia Derek Chauvin tiene immobilizzato Floyd tenendo per molti minuti il suo ginocchio sul collo, causandone il decesso.

George Floyd

Dopo la morte di Floyd e le proteste Black Lives Matter, l’inginocchiamento è diventato un gesto molto diffuso nello sport ( e non solo) per sensibilizzare contro il razzismo.

In Premier League, è stata la stessa federazione inglese a decidere che tutte le squadre del campionato debbano inginocchiarsi prima delle partite. Ed è in questo modo, tramite l’inghilterra che l’inginocchiamento arriva agli Europei di calcio.

Personalmente penso che “imporre un gesto di protesta” sia un ossimoro che produce solo un risultato: svuotare il gesto di ogni significato e ricondurlo solo a uno psicodramma da tastiera a colpi di hashtag.

Lo stesso forse, avrà pensato qualcuno, quando durante la conferenza stampa, Giorgio Chiellini, capitano della Nazionale, alla domanda:

“L’italia si inginocchierà? “

Risponde:

“Quando capiterà qualche richiesta dalle altre squadre ci inginocchieremo per sentimento di solidarietà e sensibilità verso l’altra squadra”.

Che dire…FORZA AZZURRI!!