Borracce sportive, tra salute, praticità ed ecologia: facciamo il punto

di Ivan Bellanca

Vediamo ad oggi lo stato dell’arte su uno degli oggetti di uso più frequente tra gli sportivi: la borraccia. Lo facciamo da un punto di vista della salute, quindi dei materiali usati e della corretta manutenzione.Lo facciamo anche per capire quanto il tema dell’ecologia oggi sia correttamente affrontato dai produttori e ben accolto dagli utilizzatori.

Le borracce, indispensabili per tante attività sportive

Innanzitutto la legge di riferimento, in ambito europeo, è il Regolamento CE 10/2011 (e successive integrazioni). Il settore è quello della produzione di borracce sportive in plastica, dal momento che queste sono di gran lunga le più usate per ragioni di praticità, leggerezza ed anche per i ridottissimi costi rispetto a vetro, acciaio o alluminio.

La legge stabilisce i criteri di valutazione della sicurezza delle borracce, per garantire che vengano messe in commercio solo quelle che non superano i livelli di concentrazione di sostanze potenzialmente nocive per l’uomo. Questi ultimi vengono stabiliti attraverso i cosiddetti “test di migrazione”.

Fatta questa premessa, gli studi sull’utilizzo della plastica per le borracce sportive hanno individuato nel bisfenolo A (BPA) la molecola potenzialmente dannosa per l’individuo, che viene rilasciata dal policarbonato, il materiale di cui sono composte la maggior parte delle borracce sportive in plastica. Questa molecola è considerata un interferente endocrino, tanto che è vietata per legge la produzione di contenitori in policarbonato (ad es. i biberon) per i bambini.

La molecola BPA – Credito di immagine: molekuul_be/Shutterstock

Le alternative al policarbonato sono PET, polietilene, polipropilene e tritan, ma la legge non impone ancora la dichiarazione di specificità del materiale plastico usato, consentendo ai produttori di indicare un generico “materiale sintetico”.

Purtroppo gli studi che confermano con assoluta certezza il grado di dannosità dei materiali plastici non esistono o, meglio, ne sono stati condotti svariati negli ultimi 20 anni, che individuano però nei fattori tempo e temperatura le variabili sostanziali per valutare la pericolosità o meno del rilascio di sostanze nocive. Di regola, quindi, per un utilizzo prolungato delle borracce è consigliabile intanto una profonda ed accurata pulizia alla fine del loro utilizzo. La modalità più comune è lasciare agire dell’aceto o dell’acqua ossigenata diluiti in acqua calda, per diversi minuti, oppure, sempre con dell’acqua calda, del bicarbonato per almeno 10 ore. In tutti i casi, occorre effettuare un risciacquo abbondante. Da sottolineare che quasi tutti gli studi concordano nell’individuare eventuali danni o graffi che possono diventare veri e propri accumulatori di batteri. In quel caso la borraccia andrebbe subito smaltita.

E questo aspetto ci conduce all’altro tema, quello dell’ecologia o per meglio dire, dell’eco-sostenibilità del prodotto, ovvero delle migliori azioni possibili e dei processi che accompagnano l’intero ciclo di vita di un prodotto in chiave ambientale ed economicamente validi.

Il mercato spinge da tempo verso l’uso di borracce sportive prive di BPA, ma solo di recente richiede e propone anche i materiali ecologici. Se per le ragioni citate all’inizio, il vetro e l’acciaio non sempre sono la scelta migliore per questioni pratiche, pur essendo i materiali migliori in assoluto anche per preservare le caratteristiche dei liquidi, l’alluminio merita un discorso a parte. E’ certamente un materiale ecologico di per se, anche se il contenitore dei liquidi deve essere rivestito di materiale neutro, di solito un film ceramico. Ma non è certamente ecologico il processo di estrazione della bauxite da cui si ricava l’alluminio. Inoltre l’alluminio, come dimostra una recente ricerca de La Sapienza di Roma, condotta su 40 borracce di diversi materiali, rilascia (senza adeguate protezioni) notevoli quantità di metalli nei liquidi, se non opportunamente controllati nella temperatura e nel tempo di sedimentazione.

L’immagine iconica di Greta Thunberg, con l’inseparabile borraccia in alluminio

Lo stesso studio ha invece promosso il vetro in assoluto, sia per l’assenza di sostanze tossiche che per la conservazione del sapore. Ma anche il PET, indicandolo come il miglior compromesso tra rilascio di sostanze e metalli (molto basso), la riciclabilità ed il peso.

Ma il trend ecosostenibile si spinge adesso verso la ricerca di materiali naturali e nuove forme di comunicazione. E’ il caso ad esempio delle borracce in bioplastica di origine vegetale, ovvero provenienti dalla canna da zucchero. Sono i materiali “bio-based” ovvero non derivanti dal petrolio e quindi a pieno titolo 100% green. In questo caso, oltre a rispondere alla sensibilità di un mercato evoluto che è sempre più attento anche all’immagine ecosostenibile, le Aziende produttrici puntano in maniera strategica a traguardare gli obiettivi internazionali sulla “decarbonizzazione” che dovranno vedere prima abbattute (55% entro il 2030) e poi azzerate (entro il 2050) le emissioni di Co2.

Borraccia in bioplastica – Crediti d’immagine adselection.it

A noi sportivi, che si sia agonisti o semplici amatori, tutto sommato può piacerci l’idea di contribuire al rispetto dell’ambiente, ma per questo basterebbe fare già oggi un uso più consapevole degli accessori che ci portiamo dietro per la nostra attività. Con un occhio soprattutto alla salute…