Giro di Sicilia 2^ tappa, il punto di Paolo Alberati

di Paolo Alberati

E’ un’ingiustizia essere felici? E’ ingiusto essere veloci come il vento e radiosi come la felicità più piena del sole di Sicilia? Perché Filippo Fiorelli oggi veloce lo è stato eccome, dei 140 al via secondo solo al marziano di Colombia Sebastian Molano e radioso di una felicità splendente come il sole di Mondello

Eppure al giudice di arrivo, il trevigiano alla ultima corsa in carriera prima della pensione, abituato evidentemente alle brume della Bassa, non andava che Filippo fosse felice e radioso, non è piaciuto il mare ed il sole di Mondello ed ha voluto provare il piacere sadico di rovinare la magia di una storia che sembrava scritta in uno dei più belli romanzi di Sciascia: <Il secondo felice più del primo>.

La partenza al mattino era stata da poesia, tra i templi di Selinunte e la brezza del mare Mediterraneo che faceva da scenario fuori dal tempo, perché nel Parco Archeologico di Selinunte oggi l’accesso era consentito solo ai corridori e ai pochi (fortunati come noi) operatori del Giro di Sicilia: nel silenzio della storia prendeva il via una tappa a suo modo storica.

Corridori da tutto il mondo rapiti, nonostante la tensione pre-agonistica, con il cellulare pronto al selfie sullo sfondo del tempio di Hera, pronti al rito della presentazione che pareva un rito magico di quelli riservati alle dee dei templi millenni fa. Una promozione turistica da cartolina della migliore Sicilia che merita la ribalta mondiale, contrapposta al contrasto tipico al quale oramai è condannata l’isola da decenni, quello della grande bellezza con la grande monnezza, la tanta, ancor troppa e scandalosa spazzatura allineata lungo le strade dell’entroterra, come una ghirlanda di fiori del male, che condannano la nostra terra gridando vendetta atavica.

Lunga fuga indolore e segnata nel destino nelle prime battute, lanciata da coraggiosi temerari lungo i 170 chilometri, preda sacrificale, per rimanere nel tema templare, per la pancia del gruppo a pochi chilometri dal traguardo. Quel gruppo dove gli occhi dei più cercavano il caschetto bianco nella divisa fucsia Bardiani, il team di Filippo Fiorelli che pilotava il proprio velocista nelle posizioni di testa, in posizione di sparo nel viale Regina Margherita di fianco alla spiaggia ancor in odore di tintarella.

Richeze, Moschetti, Molano, Fiorelli, Fiorelli, Fiorelli… la spunta ancora Molano!

Alla sua sinistra sguscia, guizza via ai 70 orari Filippo che sparato dalla forza centrifuga della semicurva a destra esce dalla scia di Molano per tentare un disperato sorpasso agli ultimi venti metri.

In un batter d’occhio si materializza l’ordine d’arrivo con Filippo secondo, Moschetti terzo, Mareczko quarto e l’orgoglio dei tifosi di Filippo si trasforma in un inno alla rassegnazione al secondo posto: vincitore morale per la città di Palermo, la sua casa, secondo in realtà nell’ordine d’arrivo di tappa e nella classifica generale, depositario della maglia ciclamino a punti alla partenza della tappa di domani da Termini Imerese. E poi l’abbraccio della mamma, i cori dei tifosi, il tempo degli occhi umidi, il gusto della vittoria virtuale che nel cuore della sua gente aveva il sapore del successo vero.

In un batter di pugni sul tavolo però a distanza di un’ora ecco che arriva il sapore amaro della beffa, il gusto sadico dell’invidia della giovinezza radiosa e felice come il sole, la rapina della piazza d’onore con Fiorelli relegato all’ultimo posto del gruppo nell’ordine d’arrivo corretto e tradito, declassato per una presunta sbandata per la quale però nessuno ha sporto reclamo, per la quale nessuno dei corridori in gruppo aveva mostrato mugugno e motivo di protesta, dalla quale nessuno era stato retrocesso né danneggiato.

Evidentemente essere felici per qualcuno è un ingiustizia, vivere al sole e di questo nutrirsi per trovare energia vitale negli sprint sembra essere un’ingiustizia, per gli Dei del tempio di Selinunte oggi non era il giorno propizio, avevano bisogno di nutrirsi ancora del sacrificio di Fiippo Fiorelli in attesa di giorni più fausti, il giorno della vendetta, il giorno dell’orgoglio e della giustizia. Domani è un altro giorno.