Dieta Chetogenica, migliora la perfomance, combatte il cancro, ma potrebbe essere “Doping”.Capiamo di cosa si tratta

di Redazione

Il principio è valido e scaturisce da uno studio iniziato negli anni 30 dal premio Nobel per la Medicina Otto Warburg. Ed  i benefici, in tal senso, della dieta chetogenica vengono ribaditi dal professore Luigi Barrea, durante un’intervista alla Gazzetta.

L’utilizzo delle diete chetogeniche – spiega Barrea, specialista in Scienza dell’alimentazione presso l’Unità operativa complessa di Endocrinologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico di Napoli – nel trattamento non farmacologico dei tumori parte proprio dalle osservazioni di Otto Warburg, fisiologo tedesco premio Nobel per la Medicina nel 1931. Lui scoprì che le cellule cancerose si ‘nutrono’ in modo diverso rispetto a quelle sane, preferendo la ‘glicolisi anaerobia’ (il cosiddetto effetto Warburg) e cioè utilizzano lo zucchero presente nel sangue (il glucosio). Questa caratteristica fa sì che le cellule tumorali necessitino di grandi quantità di glucosio per ‘nutrirsi’ e per replicarsi rapidamente. Partendo da questa osservazione, riducendo le quantità di zuccheri, glucidi o carboidrati assunte con l’alimentazione si potrebbe, in un certo senso, ‘far morire di fame’ il cancro rendendo più complessa e lenta la replicazione di queste cellule”

La dieta Chetogenica nello sport

La dieta Chetogenica è quindi caratterizzata da un apporto molto ridotto di carboidrati, al di sotto dei 30 grammi al giorno, con un apporto proteico nella norma e un deciso aumento del consumo di grassi. Una dieta di questo tipo determina alcuni importanti cambiamenti nell’utilizzo dei substrati energetici: nel giro di qualche giorno la ridotta disponibilità di carboidrati fa sì che l’organismo esaurisca le proprie riserve di glicogeno e cominci ad utilizzare acidi grassi e corpi chetonici, questi ultimi prodotti nel fegato a partire da acidi grassi. Studi su soggetti allenati hanno mostrato che  una dieta chetogenica di quattro settimane può migliorare la prestazione di atleti impegnati in sport di endurance con un miglior utilizzo dei substrati e aumento della resistenza alla fatica. Altri lavori hanno mostrato risultati più sfumati ma in ogni caso non si sono registrati peggioramenti significati se non una lieve aumento della fatica percepita, senza alterazioni apprezzabili dei parametri fisiologici.

Integratori Chetonici e le perplessità degli organi sportivi federali

I chetoni, o corpi chetonici, sono sostanze del tutto naturali, talvolta prodotti dal tessuto adiposo del nostro corpo (endogeni) quando si esauriscono le scorte di zuccheri, o meglio glicogeno, nel fegato e nei muscoli, talvolta introdotti tramite l’alimentazione (esogeni) o meglio l’integrazione alimentare. Ed è proprio quello che sta succedendo nel mondo del ciclismo dove alcuni ricercatori e nutrizionisti li considerano come quarta forma di alimento (oltre a carboidrati, proteine e grassi) e ne prevedono l’assunzione tramite gli integratori chetonici. Se i chetoni, o corpi chetonici, siano davvero in grado di fornire energia supplementare nel momento del massimo sforzo, e se servano a ridurre ulteriormente la massa grassa dei ciclisti già ridotta al minimo, è ancora tutto da dimostrare. Non esistono infatti seri studi scientifici che dimostrino senza equivoco che l’assunzione di questi sali a base di idrossibutirrato siano davvero in grado di migliorare le prestazioni di endurance provocando uno stato di chetosi che consenta di attingere a un’altra fonte energetica risparmiando il glicogeno muscolare.
La cosa curiosa è che nonostante si tratti di un composto chimico, gli integratori chetonici contengono sostanzialmente estratti di lampone, ciliegia o mirtillo, succo di mela, zenzero e caffeina. Tutti alimenti del tutto naturali, e per i quali non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere a una strategia di integrazione o supplementazione alimentare.

I dubbi dell’UCI nel ciclismo professionistico

Chetoni dunque utili negli sport di endurance e fonte di energia supplementare nel momento di massimo sforzo. Forse sarà stato questo concetto a far storcere il naso all’Unione Ciclistica Internazionale, al punto di diramare un comunicato nel si quale sconsigliava l’utilizzo degli integratori chetonici alle squadre Professionistiche, in attesa di ulteriori studi, in quanto potrebbe essere considerato “Doping”.Recita infatti il comunicato dell’UCI che “nonostante l’assenza di prove scientifiche sul miglioramento delle prestazioni prodotte dai chetoni e come parte dell’impegno dell’Uci per uno sport onesto e credibile, il Comitato direttivo dell’Uci ha lanciato un nuovo studio scientifico per chiarire la questione. In attesa dei risultati, l’Uci raccomanda ai corridori di astenersi dall’utilizzare questa sostanza“.