Plusvalenze, hanno scoperto l’acqua calda. Le vere vittime sono i giovani

di Fabio Bologna

Quanto era bello il Calcio degli anni 80, quando ancora, oltre al tifo, esisteva un trasporto emotivo legato alle bandiere di una squadra. Chissà cosa direbbe Gaetano Scirea di questa sua Juve, ma ancor di più di questo calcio, fragile e cinico allo stesso tempo, che appassiona sempre meno ed è legato a logiche sempre più commerciali e sempre meno alla “Maglia”. Un nuovo scandalo coinvolge la Signora, quello legato alle Plusvalenze. La Procura e la Giustizia Sportiva hanno scoperto l’acqua calda ed adesso vogliono vendercela come il colpo del secolo. Un vero e proprio Doping Finanziario praticato dai club allo scopo di rimanere “virtuosi” nei conti ma meno per ciò che riguarda l’etica.

La Plusvalenza è il guadagno di una società di calcio sul cartellino di un giocatore, cioè la differenza tra il valore di acquisto di un giocatore e la successiva rivendita. Fino a qui nulla di strano. Tutto è cambiato da quando le Plusvalenze sono diventate voci che compongono e completano il bilancio societario. Grazie alle Plusvalenze, in particolare grazie a quelle fittizie, le società calcistiche riescono a rientrare nei rigidi regimi UEFA , romanticamente definito Fair Play Finanziario. Inserendo a bilancio cifre che ancora devono essere pagate o aumentando il valore di mercato di un giovane, il cui reale valore è ben inferiore alla cifra scritta sul suo cartellino, si riescono a compensare le perdite economiche della società. È infatti difficile scoprire gli altarini, poiché non sono chiari i criteri oggettivi per stabilire il “reale valore” di un calciatore.Da qui ne consegue che anche l’evidenza del dolo specifico diventa di difficile individuazione. Lo scandalo che oggi pone sul banco degli imputati la Juventus, aveva già colpito Inter e Milan, ma tutto si sciolse come neve al sole. Nel 2008 Milan e Inter vennero assolte dalla stessa imputazione della Juventus, in quanto, appunto, non si era ravvisato un dolo specifico.

Il Fair Play finanziaro imposto dalla UEFA ha prodotto anche questo, e le vere ed uniche vittime di questo sistema sono i giocatori delle squadre giovanili. Molti atleti si ritrovano con il valore del proprio cartellino aumentato a dismisura senza che essi abbiano dimostrato in campo il loro reale valore. Successivamente alcuni vengono ritenuti non all’altezza della cifra pagata e scendono di categoria oppure, nella maggioranza dei casi, si ritirano definitivamente, consapevoli di essere stati usati dalla società come merce di scambio e non come giocatori utili per la squadra.