Sindelar: il Mozart che si oppose al regime

di Annamaria Mangiacasale

Nel giorno che segue il suo compleanno, ci sembra doveroso ricordare Matthias Sindelar, fuoriclasse in campo e fuori. Fu soprannominato il Mozart per il suo talento precoce e folgorante, nonchè per le sue origini austriache. Vissuto durante il periodo nazista, ebbe il coraggio di opporsi con fierezza e determinazione al regime. “Uno stelo appeso a due occhi azzurri che saettava come una freccia verso i goal più meravigliosi”, così lo descrisse il centravanti Angiolino Schiavio.

Nato il 10 febbraio del 1903, firma nel 1918 il suo primo contratto con l’Herta Vienna. Tre anni dopo debutta in prima squadra. Da quel momento si accendono i riflettori su quel ragazzino che, solo pochi anni prima, si divertiva a rincorrere una palla fatta di stracci. nel 1924 viene acquistato dal Wiener Amateur, che prenderà il nome nel 1926 di Austria Vienna. Fu lì che il grande allenatore Hugo Meisl gli diede il soprannome di Mozart del calcio. La stagione che ne sancisce l’esplosione è quella del 1926/27. Matthias segna 18 reti in 23 partite, tanto che negli anni ’30 viene considerato il miglior calciatore dell’epoca  insieme a Meazza e Sarosi. La squadra, sotto la sua guida, vincerà la Coppa Internazionale del 1931/32, passando alla storia come il Wunderteam.

Il suo unico rammarico sarà non riuscire mai a vincere la Coppa del Mondo. Il mondiale era alle porte, ma il nazismo imperante e il destino di Sindelar si scontra violentemente con quello del suo Paese. Il 12 Marzo del 1938 avviene l’annessione dell’Austria da parte della Germania. Di fatto il Wunderteam cessa di esistere e tutti i giocatori austriaci vengono obbligati a giocare per la nazionale tedesca. Il 3 Aprile viene organizzata l’Anschlussspiel, la partita della riunificazione tra Austria e Germania e l’ultima dell’Austria da formazione autonoma. Al termine della partita, vinta 2-0 dall’Austria, era previsto che entrambe le squadre alzassero il braccio destro in segno di saluto, sotto la tribuna dove stavano i gerarchi. Venti braccia tese verso l’alto, due immobili. Sono quelle di Karl Sesztac, figlio di un operaio socialista ucciso dai nazisti e Matthias Sindelar.

I giorni successivi il mancato saluto di Mozart, durante quell’ultimo giro di Valzer della sua Nazionale, non fu riportato dai giornali. L’episodio, tuttavia, venne sempre messo in correlazione con la sua morte, mai del tutto chiarita. Il 23 Gennaio del 1939 Matthias viene trovato cadavere, accanto alla sua compagna. Alcuni attribuirono la sua morte ad una fuga di gas, altri ad un suicidio. La rapidità con cui l’episodio venne insabbiato, ha fatto sempre pensare che dietro ci fosse la mano della Gestapo.

Non appena riconquistata la sovranità, l’Austria ha omaggiato Sindelar con un mausoleo eretto nel cimitero centrale di Vienna. Lì, ogni anno, si tiene una piccola cerimonia in ricordo del Wunderteam.

Matthias resterà sempre quel giocatore che meglio di altri simbolo di ribellione contro una Nazione e contro il regime e simbolo di tutta la Resistenza, dimostrando col suo gesto che si può resistere anche con un saluto: quello negato in quel fatidico 3 Aprile.