Liegi-Bastogne-Liegi, Nibali e Caruso alla corsa più vecchia del mondo

di Valentino Sucato

È il giorno della Liegi-Bastogne-Liegi, la Doyenne, “la decana”. Nonostante sia la corsa più “vecchia” al mondo (la prima edizione si svolse nel 1892) ancora brilla nel firmamento del ciclismo. Fa parte del ristretto gruppo delle cosiddette “Classiche monumento” e nonostante l’età,  ha ancora tanti “spasimanti” riescendo a suscitare simpatie e passione in chi vi corre. In questo fazzoletto di terra incastonato nella verde terra di Vallonia, salire in bicicletta per corrervi significa entrare nella storia. Ben 257,2 km dove ogni ciclista realizza il sogno cullato sin da bambino. Il percorso è durissimo, un continuo sali e scende caratterizzato dalle cosiddette côtes, “muri” che non lasciano un attimo di respiro ai ciclisti. E dunque ogni côte può essere quella giusta per sferrare un attacco o quella che può mettere in croce chiunque. Incertezza, fatica, distrazione i peggiori alleati. Gli ultimi muri sono ovviamente quelli che hanno scritto la storia di questa corsa perché in essi si sono decise grandi vittorie e, parallelamente  cocenti sconfitte. Si tratta delle mitiche Côte de la Redoute,  Côte de la Roche-aux-Faucons (detta anche la salita degli italiani) sono nomi che per gli appassionati di ciclismo significano tanto.Il vincitore dello scorso anno, il fenomeno Pogacar, non ci sarà: Tadey è partito per la Slovenia per l’improvvisa morte della mamma della fidanzata: lo sostituirà McNulty vincitore del Giro di Sicilia 2019.

Se l’assenza di Pogacar si farà sentire certamente nell’economia della corsa, non mancano comunque sui colleghi capaci di incendiare la corsa in qualsiasi momento. Due i siciliani: Vincenzo Nibali e Damiano Caruso. Il messinese nel 2012 accarezzò il sogno di vincerla ma gli sfuggì per soli ventuno secondi battuto da un Carneade quel Kazako Iglinsky, atleta controverso squalificato due anni dopo per Epo. Per il messinese poche chance ma quando c’è Nibali mai dire mai. Damiano Caruso (Bahrain Victorious) è in forma smagliante. Ha recentemente vinto il Giro di Sicilia e mercoledì scorso ha aiutato il suo compagno Teuns a vincere la Freccia Vallone.

Oggi sarà al servizio della squadra nella quale Teuns, Mohoric, Poels (vincitore dell’edizione 2016) e Haig saranno delle ottime frecce all’arco. Difficile dire chi può vincere la Liegi 2022. Alaphilippe della Quick-Step è quotatissimo, Valverde, che compirà 42 anni domani, l’ha vinta 4 volte; ma gli anni passano e si fanno sentire sulle gambe, soprattutto in una corsa massacrante come la Doyenne. Fuglsang l’ha vinta nel 2019: può la Israel Prime Tech aiutare il danese a ottenere il bis? Bardet ha appena vinto il Tour des Alps ma obiettivamente la Liegi non sembra fatta per lui. Mollema e Vlasov sono due “cagnacci”, ciclisti imprevedibili che se sono in forma possono fare male a chiunque. La Ineos è la corazzata: tanti i campioni, Kwiatkowski e Pidcock su tutti. Con l’uscita di scena di Pogacar, l’erede al trono del Regno di Liegi sembra essere il belga Van Aert. E poi come dimenticare il grande Philippe Gilbert? Il belga è ai titoli di coda; per lui sarà l’ultima Liegi corsa che vinse nel 2011. L’elenco degli outsiders è lungo. A Liegi dopo la presentazione delle squadre, è tutto pronto. Un’altra pagina di questo libro di leggende sarà scritta e consegnata alla storia.