“Chiediamo una piscina. Non le vogliamo tutt’e tre, ma almeno una per farci allenare in modo decente” è il messaggio, più uno sfogo, di Mario Bossone, nuotatore trapanese della Polisportiva Mimmo Ferrito. L’atleta, che ha ottenuto risultati importanti a livello anche nazionale e a gennaio di quest’anno il record regionale nei 200 misti in vasca corta, non può allenarsi come si deve e prendere parte ai campionati nazionali a cui si è meritato di partecipare con duro lavoro e sacrifici.
La seconda edizione della gara sociale “Memorial Federico”, organizzata dalla società palermitana Ferrito, è servita per lanciare un appello a chiunque possa fare qualcosa: istituzioni locali o regionali, per risolvere il problema piscine che è esploso a Trapani. Perché oltre agli agonisti a restare fuori dalla vasca sono i bambini, i disabili e soprattutto chi lavora in questo mondo.
Come ci spiega meglio Stella Di Gesù, tecnico della Ferrito che lavora negli impianti natatori da anni, a Trapani “c’erano tre piscine”. La piscina dello Stadio, impianto coperto con 6 corsie in una vasca da 25 metri, chiusa ormai da fine maggio inizio giugno per il caro bollette. Gli allenamenti erano comunque possibili tra la piscina olimpionica, da 50 metri all’aperto, che veniva usata per gli allenamenti estivi da maggio fino ai primi di ottobre; e la piscina comunale di via tenente Alberti, vasca da 33 metri coperta, la cui chiusura ha lanciato questa richiesta di aiuto.
La piscina olimpionica con i suoi circa 3 mila metri cubi d’acqua non è possibile riscaldarla, quindi viene utilizzata col clima più mite. Per la piscina comunale proprio il comune di Trapani aveva sborsato denari affinché il caro bollette pesasse meno su chi lo gestiva e su chi ne usufruiva. Ma dopo la riapertura di febbraio, il nubifragio di fine settembre ne ha sancito nuovamente la chiusura visti i danni provocati.
L’acqua che ha sommerso Trapani non ha certamente risparmiato gli impianti sportivi. I locali con le caldaie elettriche hanno subito danni e quindi quanto era stato fatto, con l’intervento del Comune, è andato perso: piscina nuovamente chiusa, stavolta causa alluvione e servono altri soldi per riparare e riaprire. Un problema che tra l’altro potrebbe ripresentarsi anche per la piscina olimpionica che ha anch’essa subito danni, la speranza è che vengano presi provvedimenti guardando anche al futuro per non trovarsi nuovamente bloccati negli allenamenti quando si passerà nella vasca da 50 metri a maggio.
“Siamo costretti a nuotare con la muta, per ripararci dal freddo, nella vasca da 50 metri. La piscina olimpionica infatti al momento non ha chiuso per permetterci di allenarci, ma non so quanto potremo resistere alle basse temperature” racconta Stella Di Gesù ai microfoni di Sport Web Sicilia. La situazione è drastica e coinvolge i movimenti di nuoto e pallanuoto, e le categorie sportive dagli atleti professionisti ai bambini che non potranno mai provare l’esperienza del nuoto. Senza dimenticare i disabili e chi ha bisogno di fare terapia in acqua o ancora chi lavora negli impianti, una trentina di famiglie, che hanno bisogno della piscina aperta per portare il pane a casa.
“Mi preoccupa l’aspetto mentale dei ragazzi – prosegue il tecnico della Ferrito – non hanno obiettivi e stimoli, sono in uno stato di apatia. Speriamo che le istituzioni ci ascoltino. Al momento tiriamo avanti grazie alla voglia che riescono a tirare fuori i ragazzi, ma rischiano la sindrome di abbandono se non ci saranno novità”.