“Una volta nella mia carriera ho saltato un test antidoping”, ad ammetterlo è stato Jonas Vingegaard, il campione danese vincitore del Tour de France nel 2022 e nel 2023, aprendo così uno squarcio nella vita di un ciclista di alto livello, che di media si sottopone all’anno a più di 60 controlli, a testimonianza di ciò che viene fatto nella lotta contro il doping, soprattutto in uno sport che purtroppo in passato è stato pesantemente coinvolto in un fenomeno così antisportivo e pericoloso per la salute.
Lo scalatore della Jumbo Visma si è quindi lasciato andare a delle rivelazioni nel corso di un’intervista rilasciata ad un giornale danese, Ekstra Bladet, riguardo soprattutto a ciò che concerne la routine antidoping cui si sottopone. Una quotidianità fatta di attesa per un controllo che può arrivare in qualsiasi giorno dell’anno, con i corridori che devono rendersi disponibili in una fascia oraria comunicata da loro. Eppure anche ad un professionista come Vingegaard capita di incappare in un contrattempo, come quando, era il 2019, non si rese suo malgrado disponibile: “Avevo lasciato il cellulare in cucina e il campanello non funzionava”, ha ammesso il ciclista, che ha poi ha avuto modo di rimediare due giorni dopo dall’accaduto, risultando comunque negativo.
“È una buona cosa essere messi alla prova continuamente, in un certo senso aiuta”, dice ancora Vingegaard, non negando però che nonostante tutti i controlli fatti, ci può essere sempre chi si dopa, come quando venti anni fa buona parte del mondo del ciclismo fu messo alla sbarra, lasciando nell’opinione pubblica mondiale e nei tifosi il dubbio che possa accadere di nuovo: “In qualche si può ancora imbrogliare”, conclude il campione danese, proprio negli stessi giorni in cui si è diffuso l’allarme per un nuovo doping che non lascia tracce nel sangue di chi ne fa uso.
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