Allarme nel mondo dello sport per il nuovo doping che non lascia tracce

di Alessandro Teri

Allarme per l’ultima frontiera del doping, a causa di una sostanza che difficilmente può essere rilevata attraverso i test condotti sugli atleti, dato che le sue tracce scomparirebbero dopo appena 8 ore dalla somministrazione. Si tratta dell’uso medico del cosiddetto “verme della sabbia”, scientificamente chiamato “arenicola marina”, di solito usato come esca dai pescatori, le cui proprietà mediche sono state scoperte nel 2007 da un ricercatore francese, il dottor Franck Zal, grazie ad una molecola che consentirebbe un’ossigenazione sanguigna quaranta volte più alta del normale. Sarebbe questo il pericolo doping che sta mettendo in guardia il mondo dello sport, dato che gli effetti del verme della sabbia sarebbero esponenzialmente più efficaci rispetto all’eritropoietina, la famigerata Epo, simbolo dello scandalo che circa vent’anni fa sconvolse il ciclismo mondiale.

E proprio dal mondo del ciclismo arrivano le prime avvisaglie di un nuovo affaire doping stavolta dovuto al verme della sabbia, in seguito alla denuncia lanciata nei giorni scorsi da parte dello stesso dottor Zal, che ha rivelato dalle colonne dell’Equipe, il prestigioso quotidiano sportivo francese, di essere stato contattato nel 2020 da un ciclista di una squadra iscritta al Tour de France, per poter utilizzare i medicinali commercializzati dallo stesso scienziato, con lo scopo di farne un uso improprio ed averene vantaggi in temini di prestazioni. Ma il caso denunciato non sarebbe purtroppo l’unico, e l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) sarebbe già al lavoro per scongiurare un ennesimo caso che annullasse tutti i passi fatti nella lotta contro una pratica illegale che falsa i risultati sportivi, ma soprattutto incide negativamente sulla salute di chi vi ricorre.