Calvario Palermo, Corini rimane ma a che prezzo?
di Edoardo UlloBlogSicilia02 Dicembre 2023 - 17:50
La sconfitta col Catanzaro acuisce la crisi del Palermo. L’1-2 di ieri sera al Barbera è maturato al termine di un’altra partita disarmante. Ancora una volta, in campo, si è vista una squadra senza idee, senza gioco, senza verve.
E senza gambe. Sì, senza gambe perché la lunga sequela di infortuni e di acciacchi ha rivoluzionato quello che era lo schieramento usuale adottato dal tecnico Eugenio Corini.
Il Catanzaro ha dettato legge per oltre 70 minuti
Anche con il Catanzaro così come già visto troppe volte al Barbera, ha dominato in campo. La squadra di Vivarini ha corso il doppio rispetto ai rosanero che, a dire il vero, nei primi 20 minuti hanno retto bene a livello fisico, poi sono caduti sotto i colpi giallorossi che hanno messo poi a ferro e fuoco la difesa rosanero. Le reti in contropiede – di pregevolissima fattura – potevano essere anche di più. Un po’ la frenesia, un po’ Pigliacelli hanno evitato l’imbarcata. Ecco, ancora una volta il portiere rosanero è stato uno dei meno peggiori in campo: in una situazione del genere non si può parlare di migliori. Non ce ne voglia nessuno. Ed è una squadra che praticamente fa fatica a reggersi in piedi. E questo al di là del fatto che i rosa segnino col contagocce ed abbia subito gol in 6 occasioni nelle ultime 7 uscite stagionali.
Un triste spettacolo già visto al Barbera
Per i tifosi del Palermo si tratta però di uno spettacolo ormai usuale. Triste dal loro punto di vista. Al limite dell’avvilente si può aggiungere senza timore di smentite. Col Catanzaro è giunta la quarta sconfitta interna in otto partite. E questo dato fa già storcere il muso agli appassionati di fede rosanero: basti pensare che la scorsa stagione i siciliani – con un organico sulla carta nettamente inferiore a quello attuale sia pur con tutti i suoi acciacchi – aveva perso tre volte.
Al 2 dicembre al Barbera, diventato nel frattempo terra di nessuno, hanno fatto festa nell’ordine il Cosenza, il Lecco, il Cittadella e, ieri, il Catanzaro. C’è quasi da chiedersi chi sarà la prossima ad andare a festeggiare sotto al settore ospiti e ad uscire tra gli applausi del pubblico palermitano che non può far altro che rendere omaggio ai vincitori e sommergere di fischi i propri “beniamini”.
Il Barbera “nemico” del Palermo
Sembra esserci una maledizione al Barbera in questo ampio scorcio di campionato. Perché oltre le quattro sconfitte interne già sul groppone c’è da ricordare che il Palermo ha faticato maledettamente davanti al pubblico amico. La squadra di Corini, tranne che con la Feralpisalò e col Brescia, nei match vinti 3-0 ed 1-0, ha sempre subito gol ed è andata in svantaggio. Col Sudtirol l’1 ottobre scorso, poi recuperata e rimontata a fatica per il 2-1 finale e con lo Spezia nel 2-2 acciuffato da una magia di Stulac.
Ed arriva la spaccatura con i tifosi
Col Cittadella, al termine di un match ancora più brutto è arrivata la contestazione del pubblico. I primi cori “Corini vattene”. Una certa frangia del tifo organizzato ha contestato apertamente il tecnico. E lo ha fatto anche ieri. Insomma, si prevedeva un dicembre caldo e così pare che sia. Ma paradossalmente, se dopo il match con i veneti la contestazione è stata più visiva, dopo la sfida col Catanzaro i cori di disapprovazione sono diminuiti. Ci sono stati, ma la manifestazione di disappunto è durata meno. I fischi no: il Barbera ha sommerso di fischi la squadra dopo la partita.
Un percorso che ha portato il Palermo all’ottavo posto
Cinque punti nelle ultime 7 partite. Più che percorso è un percorso ad ostacoli. Anzi no, peggio: è un calvario. Che ha portato il Palermo dal secondo posto a -1 (e con una partita in meno) dal Parma all’ottava posizione dopo 15 giornate di campionato.
Ed è frutto di una involuzione del gioco e fisica. La squadra, oggettivamente, non corre. Sembra essere frenata. E ci si chiede se sia un problema mentale o un problema di tenuta atletica. Non siamo noi a dover decidere cosa fare, ma è chiaro da Manchester ci si aspetta qualche decisione. E ci si chiede ancora se da quelle parti arrivino le immagini televisive delle partite. Non può essere certo questa l’immagine di una squadra vincente. Non può essere certo questo il marchio City Group.
Ma Corini resta
Rimane il silenzio dell’ambiente. O meglio, l’immobilità. Tutto rimane al proprio posto mentre difficilmente in altre piazze si assisterebbe ad un immobilismo del genere. Qualunque tecnico in queste situazioni sarebbe già sulla graticola o, peggio ancora, esonerato. Al Palermo no. Corini rimane al suo posto. Non si sa per quanto tempo, non si sa se sia una fiducia a tempo. Nessuna intenzione di dimettersi (come fece nel gennaio di 6 anni fa quando in serie A ed in ultima posizione decise di farsi da parte dopo 4 punti in 7 partite), nessuna voce di una decisione dall’alto. E’ possibile che l’ambiente si sia rassegnato a questa preoccupante involuzione? Ma viene da fare un confronto: se il malato è grave e si sta aggravando perché non si pensa ad un intervento? L’encefalogramma è praticamente piatto e le attività elettriche dei pareggini sul campo dell’ultima in classifica sono ben poca cosa.
Corini rimane al suo posto, in sella, ma ad occhio e croce non sembra avere in mano in pugno la situazione. Al di là di tutti i rumors su possibili spaccature nello spogliatoio (liti tra calciatori ad esempio) bollate come “minchiate” in conferenza stampa. E qui comprendiamo la decisione del tecnico che difende lo spogliatoio a spada tratta laddove queste “minchiate” non dovessero essere tali.
Il problema si traduce in campo. Non gioca Corini, ma chi mette in campo fa fatica a giocare, ad avere idee, ad avere un anima. Sembra come se si ci limitasse al compitino tattico senza particolari estri. In questo modo non si andrà mai da nessuna parte. Corini resta, ma a che prezzo? E’ una domanda che si fanno molti appassionati. Sarà il modus operandi del City ma siamo a Palermo ed all’aplomb britannico, purtroppo, non siamo abituati.