La sentenza che rivoluziona il mondo del calcio: no al monopolio Fifa e Uefa

di Alessandro Teri

Una nuova sentenza Bosman, tale sembra essere la portata storica della pronuncia con cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sancito il monopolio di Fifa e Uefa nell’organizzazione di competizioni calcistiche internazionali. La mancanza di una reale concorrenza quindi andrebbe contro i principi dell’Ue, ma ciò non significa che la Superlega voluta inizialmente da 12 big club europei nel 2021, contro cui i governi del calcio mondiale e continentale si sono subito messi di traverso, abbia ragion d’essere, almeno stando a quanto deliberato dai supremi giudici con sede in Lussemburgo.

Uno squarcio nel potere calcistico

La Corte di Giustizia era stata chiamata a pronunciarsi in seguito alla scissione che due anni e mezzo fa aveva quasi portato il calcio europeo a dividersi tra ricchi e meno ricchi. Di quella operazione, condotta con modalità comunicative piuttosto dubbie, rimane tuttora poco, con le sole Real Madrid e Barcellona a portarne ancora avanti le istanze. Perfino la Juventus, tra le promotrici della prima ora con l’ex presidente Andrea Agnelli, si è sfilata nei mesi scorsi, con un rientro nei ranghi dovuto alle grane plusvalenze e presunti falsi in bilancio. Ma la linea tracciata, seppur non legittimata nemneno ora, ha aperto uno squarcio non da poco nel monolitico mondo del potere calcistico.

Potranno nascere altre Champions League

In ballo per la verità c’è poco di sportivo, con le valenze agonistiche della questione rimaste sullo sfondo, essendo le ripercussioni economiche e finanziarie ad avere il ruolo più importante. Lo sfruttamento esclusivo dei diritti commerciali da parte di Fifa e Uefa resta il vero nodo da sciogliere, e da ciò era partita la cordata targata Superlega, intenzionata a tenere per sé gli introiti miliardari da loro generati partecipando alla Champions League. Che in futuro possano nascere nuovi tornei concorrenti a quelli ormai istituzionali non sembra più utopico, che possa esserci tra gli eventuali partecipanti una reale concorrenza sul campo pare invece sempre più improbabile.