Nel calcio non c’è posto per il razzismo, malgrado gli insulti a Maignan

di Alessandro Teri

Quante volte ancora si dovrà assistere ad uno spettacolo come quello andato in scena nel corso di Udinese-Milan, con Mike Maignan costretto ad abbandonare il campo a causa dei cori razzisti rivoltigli da alcuni tifosi della curva friulana? Purtroppo non è la prima volta che un calciatore viene offeso per il colore della sua pelle, e sicuramente succede molto più spesso delle volte in cui viene denunciato da chi ne è preso di mira, ma ciò non toglie il fatto che ogni volta il disgusto è lo stesso, se non sempre maggiore. Non tutti hanno la forza di reagire come il portiere milanista, o come fatto in precedenza per altri casi clamorosi, anche se viene da domandarsi perché l’iniziativa non venga mai da chi quegli stessi cori inevitabilmente sente, stando nello stesso campo, e magari è pure deputato a far rispettare le regole durante lo svolgimento della partita.

Gli avvisi non sono serviti

È il regolamento stesso che prevede la sospensione della gara qualora si sia in presenza di cori razzisti, e giustamente il match tra udinesi e milanisti è stato messo in standby, quando intorno alla metà del primo tempo Maignan ha dovuto far presente all’arbitro quello che stava succedendo, dovendo perfino mimare la natura degli insulti razzisti che gli erano indirizzati da parte di alcuni “tifosi” bianconeri. A quel punto il direttore di gara ha sollecitato la diffusione dagli altoparlanti dello stadio di un messaggio che invitava i colpevoli di un comportamento così incivile a smetterla, altrimenti la partita sarebbe stata sospesa. Ma a quanto pare ciò non deve essere servito, visto che dopo pochi minuti il calciatore francese si è diretto verso gli spogliatoi con i suoi compagni di squadra, mettendo di fatto in pausa l’incontro.

Un coro di reazioni sdegnate

Una volta fatto poi ritorno sul campo da gioco, per riprendere il suo posto, Maignan è stato perfino accolto dai fischi, assieme al Milan, di un pubblico che a quanto pare non aveva gradito la sospensione dello spettacolo calcistico, come se fosse possibile scindere ciò dal contesto non edificante (usando un eufemismo) in cui si stava svolgendo. Quindi a partita finita sono arrivate le doverose reazioni sdegnate, e le necessarie prese di distanza da quanto accaduto. “Non c’è spazio nel calcio per il razzismo”: questo il messaggio lanciato dal Milan sui propri canali social, esprimendo vicinanza al proprio giocatore. Anche dalla Lega di Serie A è giunta una netta condanna contro ogni forma di razzismo, e Gianni Infantino, presidente della Fifa, ha dichiarato che in casi del genere va anche comminata, come ultima ratio, la sconfitta a tavolino per le squadre i cui tifosi mettono in atto comportamenti razzisti. Con buona pace di chi ogni volta, di fronte a situazioni così indegne, non trova meglio da fare che minimizzare.

(foto Ac Milan)