La parola ai tecnici, Valerio Gippetto (Tc3), “Il nuoto per i più piccoli inizi come un gioco”

di Simone Milioti

Valerio Gippetto allena presso la struttura del Tennis Club Palermo 3. Nel gruppo di nuotatori che ha cresciuto troviamo tra i più grandi Giada Marchese e, fino allo scorso anno, Andrea Facciolà, i quali hanno raggiunto risultati notevoli a livello nazionale qualificandosi ai Campionati Assoluti. Per le mani di Valerio passano nuotatori dalla categoria Ragazzi in su e da questa stagione lavora con lui anche Vincenzo Maniaci che ha già i tempi per i Criteria Nazionali Giovanili di Riccione nei 100 e 200 rana.
In questa chiacchierata fatta con il tecnico quest’ultimo spiega la filosofia del suo lavoro, la sua metodologia. Presentandosi ha esordito: “Ad oggi alleno atleti che hanno caratteristiche da veloci ma che non sono dei veloci puri, ovvero gente che fa i 50m, io alleno atleti veloci resistenti che possono abbracciare le tre distanze 50, 100 e 200 metri. Personalmente credo non si possa fare un buon 100 di livello senza un buon 200 di appoggio”. Valerio ci tiene a precisare inoltre che “la parte a secco dell’allenamento è affidata meticolosamente all’allenatore Claudio Di Pace (nell’immagine in evidenza i due insieme, ndr) e devo ringraziare la società e i dirigenti del Tc3 perché ci fanno lavorare in maniera serena concedendo a questi ragazzi gli spazi acqua di cui hanno bisogno”.
Lei lavora con atleti dalla categoria Ragazzi in su, come si prende un giovane talento e lo si porta sui palcoscenici nazionali?
“Allenando il giovane Vincenzo Maniaci ad esempio, classe 2010 che è un primo anno Ragazzi, mi accorgo che emergono sin da subito le sue qualità nella rana e la sua impetuosità nel renderla nervosa come nuotata. Il lavoro con lui è centrato molto più nello stile libero e nella parte tecnica coordinativa della rana cercando di distenderla rendendola più efficace e sfruttando l’apporto di gambe e l’inserimento del tronco in acqua. Il nostro obbiettivo è mettere del lavoro condizionale nello stile libero importante per poi trasportare il tutto in una fase più prestativa nella rana ma sempre con elevata cautela perché si parla di un ragazzo molto giovane. La nostra velocità è fatta anche nello stile libero perché a noi interessa che vada il corpo più veloce e lo stile libero è il massimo di espressione di velocità, anche se si parla di un ranista”.
Ci parla un po’ della sua periodizzazione?
“Si. Il primo periodo lo chiamiamo tecnico-prestativo che finisce o combacia al momento, non essendo un atleta che devo preparare per i campionati assoluti di dicembre, infatti il nostro ultimo appuntamento è arrivato attorno a metà dicembre. In questa fase poniamo l’attenzione alla tecnica cercando di dare un compito preciso tecnico, anche dall’aerobico e dalla fase di recupero.Qui alleniamo tutti i prerequisiti della gara in questione ma parlando di un giovane e più una preparazione generale per lui, non entriamo a fondo incisivamente nello studio della gara. Facciamo una prima gara dove seguono 7-8 settimane di carico ed una di compenso dove valutiamo la prima parte. Segue poi una seconda gara dove appunto si chiude il ciclo che coincide con dicembre dove scarichiamo anche per tre settimane.
Il secondo periodo lo chiamo prestativo, qui alleniamo i requisiti della gara in questione facendo meno pre requisiti avendo avuto il primo periodo e più settimane di requisiti. Qui cerchiamo di arrivare nella massima forma in vista dei Criteria.
Il terzo ciclo infine lo chiamo periodo di affinamento prestativo che parte da una settimana e mezza dopo i Criteria, fino ai campionati di Categoria di Roma in vasca da 50 metri”.
Ha preferenze nel metodo di lavoro?
“Personalmente la vasca lunga non mi fa impazzire preferisco andarci 2/3 volte al massimo a settimana, questo solo da fine aprile inizio maggio in poi se si parla di un categoria, per fare i lavori più orientati nella specificità, quindi con conteggio delle bracciate ottimali e dipende dall’atleta in questione. Preferisco lavorare in corta dove riesco a seguirli meglio sulla parte tecnica”.
Quali sono gli obiettivi che si prefissa con Maniaci ad esempio?
“Con Vincenzo se Dio vorrà, ci piacerebbe concludere il ciclo della categoria Ragazzi tra i primi 5 posti in Italia, per poi giocarci qualcosa in più dalla categoria Junior in poi dove c’è il nuoto che conta”.

Da un addetto ai lavori che lo vive dall’interno, come sta il movimento siciliano?
“Ad oggi devo confessare sono molto dispiaciuto per come sta andando il nuoto siciliano. Oltre al problema critico dell’impiantistica e della tutela di questi ragazzi e delle famiglie, parlo anche da papà di un atleta con spese onerose, sono molto dispiaciuto, più di tutto il resto, per il movimento alla base. Si è vero siamo figli di una pandemia dove i numeri sono in discesa. Nella scuola nuoto con i bambini dai 5 ai 9 devono stare gli allenatori con esperienza e preparati. Molto spesso si tende a mettere dei giovani con poca esperienza. Questi atleti piccoli hanno bisogno di imparare giocando, ma sopratutto hanno bisogno di andare sott’acqua a raccogliere oggetti, sott’acqua anche per gioco. Devono spingere dal muro bene con entrambi i piedi, provare i tuffi ma non a fine allenamento quando sono stanchi magari dai 40 minuti della lezione. Fare i tuffi pure per gioco, in qualsiasi maniera purché si ponga l’attenzione sul salto o anche lezioni intere sui tuffi dove il bimbo si diverte ed impara. Questi sono i fondamentali del nuoto, oggi per gioco e domani per vincere. Ad oggi 98% degli atleti élite in un 50 in corta nuotano solo 20 metri sopra l’acqua, i restanti 30 sono in subacquea, 15 all’andata e 15 al ritorno. E con i tuffi entrano a 4/5 metri di distanza dal muro, siamo molto indietro.
Ma su questo lei non ci lavora quando il gruppetto di esordienti passa a lei?
“Appena si supera la categoria esordienti A2 è molto difficile trasmettere i concetti di subacquea perché già a 13 anni si completano gran parte degli schemi motori di base e per i tecnici che devono allenare le categorie superiori diventa molto più complicato insegnare da zero qualcosa che già dovrebbe essere quantomeno fatta negli anni precedenti. Invece Si pensa al cronometro ed ai record regionali esordienti B ed esordienti A. Per questo sottolineo che deve cambiare la mentalità, questo influisce poi sui nostri atleti che non avranno avuto le pari opportunità di competere a livello italiano e questo è visibile a tutti. Sottolineo come non c’entra niente la politica, gli impianti e le poche competizioni per le distanze della nostra isola. Se i bambini si tuffano male o non entrano bene in virata e si spingono male o ancora non curano le subacquee io da allenatore devo farmi un esame di coscienza”.

*Nelle prossime settimane seguiranno altre “chiacchierate”
con altri tecnici delle società siciliane