Le Strade Bianche sono da inserire tra le classiche monumento? C’è chi dice no

di Alessandro Teri

Che una corsa ciclistica entri o no nella storia più che secolare del ciclismo cosa lo determina? Ma soprattutto, sarebbe necessario ai giorni nostri aggiornare l’elenco delle cosiddette “classiche monumento”, ed eventualmente aggiungere le Strade Bianche? Il dibattito ferve, e c’è chi come un ex campione quale Philippe Gilbert non è di ques’avviso, anche se la gara che ha elevato lo sterrato ad una epicità inconstestabile, è ormai entrata nel cuore degli appassionati e degli stessi ciclisti, essendone tanti gli estimatori nel gruppo dei professionisti che vi prenderanno parte il prossimo 2 marzo, quando partirà l’edizione 2024 della manifestazione sportiva organizzata da Rcs Sport.

Novità sostanziali

Tra l’altro le Strade Bianche di quest’anno presenteranno alcune novità sostanziali rispetto al passato, con un percorso più lungo che toccherà i 215 chilometri, un maggior numero di tratti in sterrato, ed un circuito finale da affrontare due volte tra la cinta esterna all’abitato di Siena e l’arrivo in piazza del Campo nel borgo antico senese, dopo l’ascesa di via Santa Caterina con punte al 16 per cento di pendenza. Tanto basterà ad offrire uno spettacolo degno dei più attesi appuntamenti del calendario ciclistico internazionale? Crediamo di sì, visto tra l’altro l’alto tasso di spettacolarità delle precedenti edizioni, tra la polvere alzata dal passaggio sulla terra bianca delle campagne toscane, ed i continui saliscendi che rendono complicata ogni azione d’attacco.

Le obiezioni di Gilbert

Eppure uno dei primi vincitori delle Strade Bianche non pensa che la corsa, da sempre sinonimo di grande ciclismo, debba entrare nel novero delle classiche monumento: secondo Gilbert, trionfatore sul traguardo di Siena nel 2011, ci sarebbero delle differenze sostanziali con Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia, essenzialmente a causa del chilometraggio che non supera di molto i 200 chilometri, e per il numero di edizioni disputate, solo 17.

Un banco di prova importante

Totalmente affascinato dalle Strade Bianche è invece tuttora un altro ex vincitore, quel Moreno Moser che se la aggiudicò nel 2013: “Sono luoghi splendidi, sia a livello paesaggistico che a livello artistico – dice – Negli anni è cambiato molto il modo di interpretare la corsa, si fa selezione da più lontano. Con questo nuovo circuito ci potrà essere ancora più bagarre“. Pure Daniele Bennati, commissario tecnico della nazionale italiana, nel corso della presentazione dell’edizione 2024 si è detto “contento di questo nuovo percorso che presenta un chilometraggio ancora più elevato e con più opportunità di selezione”. “Sarà un banco di prova importante per gli atleti azzurri – aggiunge il ct azzurro – in vista dei tanti appuntamenti internazionali della stagione e spero che potranno essere protagonisti”.

(nella foto l’arrivo vittorioso di Gilbert alle Strade Bianche del 2011)