Assoluzione per Acerbi dopo le accuse di razzismo da parte di Juan Jesus

di Alessandro Teri

Non c’è stato razzismo, o almeno non ci sono prove per dimostrare il contrario. A tale conclusione è giunta la giustizia sportiva riguardo il caso Acerbi-Juan Jesus, risalente a Napoli-Inter di due settimane fa, quando il giocatore brasiliano della società partenopea aveva accusato il difensore nerazzurro di avergli rivolto offese discriminatorie facendo riferimento al colore della sua pelle, dopo un contrasto di gioco tra i due, cosa negata dall’accusato. E oggi è arrivata la tanto attesa sentenza del collegio giudicante, chiamato a decidere su un’eventuale squalifica nei confronti di Acerbi, che però è stato assolto da ogni accusa, visto che quanto affermato da Juan Jesus non è supportato da evidenze certe.

Esaminate pure le immagini video

Sull’accaduto erano già stati ascoltati i due giocatori, ognuno fermo sulle sue posizioni. Inoltre si è tenuto conto del referto dell’arbitro, pure lui sentito sui fatti, e sono state esaminate le immagini televisive riguardo quanto accaduto intorno al sessantesimo minuto dal match tenutosi allo stadio Maradona, con l’acceso diverbio tra i due calciatori che poco prima si erano scontrati. Bene, da tutto ciò non emergerebbe prova di quanto asserito convintamente da Juan Jesus, anche tramite le varie interviste rilasciate in seguito. Stando alla decisione del giudice sportivo, verosimilmente Acerbi avrebbe sì offeso l’avversario, ma sul tenore razzista delle sue parole testimonierebbero solo le dichiarazioni della parte offesa. Tra l’altro la tesi accusatoria non è stata nemmeno avvalorata da alcune testimonianza degli altri giocatori in campo. Quindi niente maxi squalifica per l’interista, il quale rischiava più di 10 giornate di stp, che in seguito al caso sollevato è stato pure escluso dalle amichevoli negli Usa della Nazionale.

Necessaria la ragionevole certezza

La condotta discriminatoria, per la sua intrinseca gravità e intollerabilità, perdipiù quando riferita alla razza, al colore della pelle o alla religione della persona – si legge nella sentenza -, deve essere sanzionata con la massima severità a norma del Codice di giustizia sportiva e delle norme internazionali sportive, ma occorre nondimeno che l’irrogazione di sanzioni così gravose sia corrispondentemente assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza”.

Non luogo a procedere

Perciò, pur “essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa ma rimanendo il contenuto gravemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso – si prosegue – senza alcun ulteriore supporto probatorio e indiziario esterno, diretto e indiretto, anche di tipo testimoniale”, il giudice sportivo ha deciso di non procedere nei confronti di Acerbi.

(foto Instagram)