Il binomio tra doping e ciclismo torna periodicamente alla ribalta delle cronache, sia ai massimi livelli che tra le gare dei circuiti amatoriali. Eppure ne è passata di acqua sotto i ponti da quando carabinieri e gendarmi irrompevano negli hotel occupati dalle squadre partecipanti a giri e tour. Per fortuna quei tempi sono passati, e ce n’è voluto per fare fronte ad una piaga che stava corrodendo lo spirito del più proletario degli sport. Però ancora oggi tocca tornare a parlare, nostro malgrado, di episodi di doping nel mondo del pedale, evidentemente a dimostrazione che un problema persiste. Fresca è la notizia della squalifica di 4 anni inflitta a Miguel Angel Lopez, dato che il corridore colombiano avrebbe fatto uso di una sostanza proibita (la Menotropina) in occasione del Giro d’Italia del 2022. Ma recenti sono anche i fatti che il nostro sito ha riportato, riguardo alle presunte positività riscontrate nel movimento delle granfondo siciliane. Ambiti lontani, ma problematiche affini.

Nessuna sentenza anticipata

In pochi giorni, infatti, abbiamo dovuto prima dar conto ai nostri lettori della sospensione da parte della Tribunale Nazionale Antidoping del master Nicola Genovese, che da poco aveva vinto la Granfondo Giro dell’Etna; poi a seguire è arrivata una sospensione cautelare anche per Giuseppe Di Salvo, giunto secondo alla Granfondo dei Nebrodi disputata a fine aprile. Naturalmente ancora è tutto da vedere, e non è nostra intenzione emettere sentenze prima del dovuto, anche perché non è nostro compito. Fatto sta comunque che nella cronaca ciclistica, pur se a livello “soltanto” regionale, il tema si ripropone. Il paragone con quanto emerso per Miguel Angel Lopez, il cui apice della carriera furono i due podi a Giro e Vuelta nel 2018, va da sé che non è nemmeno proponibile. Tuttavia anche in questo caso rimane un retrogusto amaro, di qualcosa che stona con ciò che vorremmo fosse il vero ciclismo.

(foto Instagram – Miguel Angel Lpoez))