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Luca Brancato si ritira, “Lascio le corse ma non la bici, voglio diventare medico”

Al primo anno nella categoria Junior ci ha fatto sperare adesso anche lui appende la bici al chiodo, almeno agonisticamente. Luca Brancato ha annunciato il ritiro dalle competizioni ed allunga la fila dei ragazzi siciliani più talentuosi che decidono di prendere altre strade. La sua sarà quella universitaria con il sogno di diventare medico. “Questa decisione l’ho maturata a fine settembre – ci spiega Luca – ad essere sincero a metà stagione ancora l’idea di andare avanti era forte. Ero molto motivato perché c’erano da affrontare molte belle gare, tra cui il Lunigiana e il Memorial Colò, gare in cui l’anno scorso ero andato davvero forte. Poi c’era anche la nazionale che mi teneva d’occhio, quindi questa idea non c’era ancora nella mia testa”.

2024 meno esaltante per Luca Brancato

Il percorso per diventare professionisti è impervio e per un adolescente pesano il doppio. Tante rinunce che si sommano ai tanti sacrifici che per chi vive in Sicilia si amplificano. Questo sicuramente il punto di partenza della sua riflessione, nata consapevolmente nonostante talento e qualità non gli mancano. Il 2024 ha regalato a Brancato meno soddisfazioni, compreso la rinuncia al Lunigiana che lo aveva visto protagonista la passata edizione. “Avevo rinunciato al Lunigiana – continua Luca – ma volevo comunque andare avanti, stavo attraversando un periodo delicato così ho deciso di prendere una pausa per riprendermi. Poi la decisione di lasciare le gare per dedicarmi allo studio. È stata una scelta molto ponderata perché c’erano alcune squadre Continental e qualche Under 23 interessate a me, ma ormai ho deciso, voglio ultimare il 5° anno e intraprendere gli studi universitari.  Continuerò ad andare in bici, perché lo sport e il tenersi in movimento nella vita sono molto importanti.”

Sacrifici e rinunce ma tanti insegnamenti

Luca è un ragazzo molto maturo che ha vissuto sulle sue spalle la dura realtà per chi, dalla Sicilia, vuole provare a sfondare nello sport professionistico. Quella dei ragazzi siciliani è una sorte che accomuna un po’ tutti senza molta differenza tra le varie discipline. Carenza di impianti e lunghe distanze da affrontare sono gli ostacoli più grandi da superare. Considerazioni, queste, che trovano conferme nelle parole di Luca. “Parlo al livello personale. Quest’anno è stato davvero pesante. Ogni mattina mi alzavo alle 6.00 per andare a scuola, pranzavo a scuola e tornavo alle 3.00 e subito andavo ad allenarmi.  Terminavo intorno alle 18.00 e poi andavo subito a studiare. Poi a gennaio ho cominciato ad andare al nord per gareggiare e ho fatto il primo ritiro con la nazionale. Da marzo, quando è cominciata la stagione e fino a quando non si è chiusa la scuola, ogni weekend prendevo l’aereo, tornavo la domenica sera e arrivavo a casa a volte all’una di notte e poi l’indomani dovevo andare a scuola. Noi siciliani siamo molto svantaggiati e si corre proprio questo rischio e cioè di non riuscire a tenere questi ritmi e quindi di smettere. Poi purtroppo, oggi essere juniores equivale, per l’impegno richiesto, ad essere professionisti e l’Italia ancora non è pronta ad affrontare questa realtà”. 

Sacrifici che comunque lasciano il segno anche in positivo. Il ciclismo è una grande palestra di vita e Luca lo ha capito bene. “Mi rimane l’insegnamento più grande, quello di perseverare nel tempo, di stringere i denti anche quando sei stanco, il valore del sacrificio e nel credere nei propri sogni”.

La dura legge dei numeri colpisce ancora e adesso non ci rimane che aspettare il prossimo giovane che ci faccia nuovamente sperare in un futuro tra i professionisti.

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Published by
Fabio Bologna