Benvenuti…nella storia d’Italia e della Boxe

di Redazione

Ottantadue vittorie, sette sconfitte e un pareggio nella carriera da professionista. Numeri, ma non solo, anche tanta, tantissima fatica e allenamento, e un’aura di mito quella che circondava Nino Benvenuti, entrato nella storia del pugilato e dello sport italiano già da vivo.

I tre momenti più importanti della sua carriera

Sportivamente gli eventi principali sono tre: la vittoria alle olimpiadi del ’60 nella categoria dei pesi welter, la rivalità con Sandro Mazzinghi e la trilogia contro Emile Griffith, uno dei più grandi pugili esistiti nelle categorie dei pesi welter e medi. Benvenuti è stato certamente e indiscutibilmente un riferimento sportivo e culturale italiano: bello con il ciuffo scombinato e affascinante anche dopo match brutali, un viveur non troppo mascherato e dunque anche un personaggio da gossip nell’Italia degli anni Sessanta. Campione olimpico nello stesso anno in cui nei massimi vince l’oro un tale Cassius Marcellus Clay – poi diventato Muhammad Ali, una volta convertitosi all’islam – diventa un’icona nell’Italia della rinascita e del boom economico.

Il Mondiale al Madison Square Garden

Acerrimo rivale dell’altro pugile italiano in auge in quegli anni, Sandro Mazzinghi, che Benvenuti sconfigge sia allo stadio di San Siro nel giugno ’65 che al PalaEur a Roma nel dicembre dello stesso anno. Diventa così il pugile di riferimento di tutta Italia e, dopo alcuni incontri più o meno rilevanti, nell’aprile ’67 si gioca il mondiale dei pesi medi al Madison Square Garden di New York contro Emile Griffith, pugile strepitoso, inserito nella Hall of Fame della boxe nel 1990. Griffith non è uno qualunque, è un nero omosessuale nell’America di sessant’anni fa, molto discusso anche a livello mediatico. Nel 1962, nel terzo match contro Sidney Paret, colpevole di averlo apostrofato come maricon (termine spagnolo che indica una persona omosessuale in modo dispregiativo), Griffith infligge una punizione così severa al suo avversario al punto da ridurlo in uno stato di coma che porterà Paret alla morte dopo nemmeno dieci giorni. In America sono sicuri, Griffith distruggerà l’italiano; in Italia la Rai trasmetteva il monoscopio perché l’incontro si sarebbe disputato di notte, e gli italiani – a milioni – seguirono quel match in radio. È una notte di gloria, di patriottismo sano, dove Benvenuti mette al tappeto Griffith al secondo round con un perfetto montante al mento, e l’americano ricambia due round dopo, atterrando il pugile triestino che si rialza con qualche difficoltà. Alla fine vincerà l’italiano per decisione unanime dei giudici. L’orgoglio nel Paese è alle stelle, e, al ritorno dall’America, Benvenuti viene accolto come un eroe. Con Griffith disputerà altri due incontri, la rivincita, dove prevale l’americano, e la “bella”, dove a spuntarla è il pugile italiano. Benvenuti, come raccontato in diverse occasioni, diventò amico di Griffith, sostenendolo di fronte a numerose accuse e aggressioni “machiste” dovute alla sua omosessualità.

Figura unica per lo sport italiano

Non è possibile, nel panorama odierno, comparare questa figura a quella di un altro sportivo italiano. Non che manchino dei grandi sportivi, Marcell Jacobs, Jasmine Paolini, Jannik Sinner, Gianmarco Tamberi e Larissa Iapichino sono alcuni esempi, ma a parere di chi scrive, in pochi rinuncerebbero al sonno pur di seguire via radio uno di loro. Regaliamoci un’emozione ricordando la nostra storia, e diamole anche un nome: Benvenuti.

di Paolo Petralia Camassa