A me la ISL non piace!

di Marco Mattia Conti

A me la ISL non piace!

LA STORIA:

ISL sta per International Swimming League, creata da un magnate del petrolio russo tal Kostantin Grigorishin nel 2017, ha avuto però inizio solo nel 2019 dopo che nel 2018 la competizione era stata annullata in quanto non proposta alla FINA entro i sei mesi previsti per la richiesta di una competizione internazionale e dietro minaccia di squalifica da uno a due anni a chi dei nuotatori avesse partecipato.

Da otto squadre iniziali, quattro americane, una italiana, una inglese, una ungherese, una francese, se ne sono aggiunte altre due dal Canada e dal Giappone; le regole sono in continua evoluzione e sfido chiunque a saperle tutte, perchè tra Jackpot, esclusione, skin race, penalità e punti traguardo, francamente non ci si capisce molto.

Sarò antico, sarò vecchio stile, ma francamente a parte chi ci partecipa non vedo lo spettacolo dove sia. La formula è molto sullo stile americano delle competizioni tra Università, dove non conta il tempo ma conta la classifica e quindi il punteggio, ma tralasciando questo concetto, io francamente mi annoio.

Le riprese (quando riesci a vederle, perchè almeno in streaming il segnale si blocca in continuazione) sono sempre le stesse e si succedono di gara in gara: presentazione folcloristica non per nome ma per Team, corsie assegnate sempre le stesse, ripresa della gara da tre angolazioni, che puoi anche scegliere come esclusiva, cioè come ti viene proposta, dall’alto o subacquea, le corsie 7 ed 8 sono troppo lontane e schiacciate e non capisci chi c’è e come nuota (vedi solo spruzzi e intuisci ci sia qualcuno).

Commento in italiano (collegamento che spesso salta e fatto da remoto quindi a casa e non dal vivo), che sarebbe curato da un più che folcloristico Massimiliano Rosolino, che sarà anche simpatico ma di giornalistico ha ben poco e francamente manca; il tempo viene preso solo sul primo o meglio si visualizza sullo schermo solo il suo, poi è sempre un terno a lotto di punteggi assegnati. Non hai una storia del singolo a meno che non sia un atleta conosciuto, la maggior parte a stento riconosci il nome ma manca di sapere qualcosa di lui o lei, tipo tempi, posizioni nelle competizioni internazionali, eventuali record personali, etc., insomma manca la personalizzazione a beneficio di una totale spersonalizzazione dove conta solo il Team e tu sei lì solo per fare punti.

Gli atleti si divertono, quadagnano qualcosa chi più chi meno, se intervistati ti dicono che sono contenti di essere arrivati ‘uno’ e forse unica cosa buona si allenano a competere che è ben altra cosa che allenarsi e basta. Ma il tutto visto dall’esterno e visto da un occhio tecnico sa di ‘garificio’ preconfezionato, poco empatico e assolutamente, alla lunga, noioso!

Io ci ho provato a farmelo piacere, ho acquistato i diritti streaming dei primi matches, li seguo, tutti, spesso in inglese così almeno ripasso una lingua necessaria e indispensabile, vedo le competizioni, le interviste di uno dei miti passati Mark Foster, ma non riesco a divertirmi a provare qualcosa a livello empatico, non mi trasmette nulla o poco…sarò antico!?!?

A me la ISL non piace!