Giuseppe Giunchiglia, un palermitano che ama il mare: “Lo sport è salute e integrazione”

di Simone Milioti

Giuseppe Giunchiglia, classe 1972, è il presidente del Circolo Velico Sferracavallo, ma prima di tutto è un palermitano innamorato della sua terra e del mare. Ha una così grande confidenza con questo elemento che quando non svolge la sua professione di medico oculista passa il tempo ad allenarsi, è tesserato con la Waterpolo Palermo, e recentemente, il 16 maggio, ha attraversato a nuoto lo stretto di Gibilterra, da Tarifa fino in Marocco in poco meno di 4 ore.

“La mia passione per lo sport – ha raccontato Giunchiglia – nasce senza una vera motivazione, da adolescente inizio a fare pesca subacquea e vela d’altura, il mare mi ha sempre accompagnato”. Giuseppe sente la vicinanza con lo sport da sempre ma di più da quando è presidente del Circolo Velico Sferracavallo. Secondo lui lo sport ha un ruolo importante e fondamentale nella vita di ognuno, sia per gli effetti salutari che per l’integrazione.

Giunchiglia vive anche un legame forte col territorio in cui è nato e vive, “come gli altri soci fondatori del Circolo Velico Sferracavallo vivo la borgata, credo che sia una delle tante realtà sottovalutate di Palermo. Sono soddisfatto dei risultati che stiamo ottenendo, non solo dal punto di vista sportivo ma anche come integrazione. Inizialmente eravamo visti quasi con sospetto, adesso la maggior parte della popolazione locale tifa per noi ed è integrata nelle attività che facciamo”.

Giunchiglia si rammarica della poca attività sportiva

Durante la nostra chiacchierata Giunchiglia ha raccontato di essere stato recentemente a Vancouver in Canada e in vista della traversata andava ad allenarsi in orari mattutini, “sono rimasto colpito dai tanti vecchietti che venivano ad allenarsi, come anche a Tarifa prima di fare la traversata mi allenavo in piscina ed era frequentata da tanti bambini in età scolastica”.

“I Master comunque praticano attività sportiva o provengono da quel mondo – prosegue Giunchiglia – secondo me lo sport deve coinvolgere le persone della terza età come attività ginnica e ricreativa”. Il ragionamento che viene fuori è che riuscire a riempire le strutture, in orari insoliti, permette di avere entrate più consistenti che possono essere poi investite migliorando gli impianti, quasi un circolo che con rammarico non prende piede nel nostro territorio per motivi anche culturali e non solo, “ad esempio a Sferracavallo c’è gente che non sa nuotare o non va a vela, non conoscono il mare” afferma Giunchiglia. Portando alla nostra attenzione da dottore l’ulteriore spunto che per lo Stato forse sarebbe meglio spendere in attività sportiva prima per un anziano piuttosto che dopo in una terapia intensiva per curare per esempio un infarto.

L’amicizia fraterna con Checco Bruni

giuseppe giunchiglia e checco bruni

Giuseppe Giunchiglia con Francesco “Checco” Bruni

Nella sua carriera da sportivo adolescente ha avuto la fortuna, dice lui, di incontrare persone che sono diventati suoi fratelli. Tra questi i fratelli Bruni e in particolare con Francesco “Checco”, diventato il suo migliore amico: “Credo che esistano delle categorie, nello sport come nella vita, ci sono i buoni sportivi, che vincono mondiali e olimpiadi, e poi ci sono i fuoriclasse. Penso a Maradona nel calcio o Federer nel tennis, ecco io credo che Checco sia uno di quei talenti che nasce una volta ogni cento anni. Il suo più grosso rimpianto rimarrà credo di non aver mai vinto una medaglia alle olimpiadi nonostante le tre diverse partecipazioni”.

La chiosa sull’amico, che è anche direttore tecnico del Circolo Velico Sferracavallo, è il ritratto di una persona che come lui ama Palermo ma avendo anche avuto la possibilità di andare via ha sempre voluto tornare in Sicilia, “un motivo per cui essergli grati” dice Giunchiglia un po’ polemico.

Il racconto della traversata dello stretto di Gibilterra

“Sono il quarto palermitano a farla, il primo è stato Fabio Lo Grande, un grande triatleta e una grande persona scomparsa a cui ho dedicato la mia impresa. Gli altri prima di me sono stati Peter Mostacci e Giuseppe D’Alessandro, per la traversata posso dire di aver preso spunto da loro”.

Giuseppe Giunchiglia con la moglie dopo la traversata

“Ci vuole tanto amore per il mare perché non conta il fattore sportivo”, non è una gara e si può andare tranquillamente col proprio ritmo ci spiega, devi solo coprire i chilometri e per quello ti puoi allenare. “La vera sfida è psichica, anche se sei un eccellente nuotatore ma non hai un rapporto col mare fatichi perché ti ritrovi in un contesto ambientale dove puoi incrociare da una balena ad una grande nave container”.