L’Ue ha dato il suo via libera, ma la Superlega non scalda i cuori

di Alessandro Teri

Superlega sì, Superlega no. Meglio Superlega forse, almeno stando al quadro di reazioni che si è andato delineando nelle ore successive alla sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea, che si è pronunciata contro il monopolio di Fifa e Uefa, aprendo così la porta alla Superlega, che d’ora in avanti potrebbe perciò fare concorrenza a manifestazioni come Champions Leaugue ed Europa League. Ma quella che sulla carta potrebbe essere una rivoluzione, poi nei fatti sta assumendo i contorni di una tempesta in un bicchiere, vista l’accoglienza da parte dei club europei, non proprio entusiastica, ad uno scenario di cui i contorni ancora non sono ben definiti.

 

Cosa sarebbe infatti questa nuova Superlega? Di certo non è più la competizione smaccatamente elitaria che era stata inizialmente presentata nell’aprile 2021, anche perché quel progetto venne subito abbandonato da quasi tutti i promotori. Ciò che viene prospettato ora è invece un torneo esteso a 64 squadre europee, suddivise in 3 fasce di diversa rilevanza, ma soprattutto totalmente gratis per chi volesse vederne le partite via tv o in streaming. E forse in questa universalità di accesso, per la verità unico e vero appeal della futuribile Superlega, sta l’accoglienza piuttosto fredda da parte delle società che sarebbero chiamate a prendervi parte, titubanti sul da farsi anche perché scoraggiate da un’eventuale reazione negativa da parte delle federazioni nazionali.

Dall’Italia nessuna apertura

La Figc, ad esempio, ha messo in chiaro che semmai qualcuno avesse in mente di accodarsi alla Superlega, ne pagherebbe le conseguenze già in campo nazionale. Ché poi, se l’Unione europea ha dato il suo via libera, in quali sanzioni incorrerebbero i trasgressori? Ma comunque il problema non sembra porsi, visto che l’orientamento delle squadre italiane sembra chiaramente opposto ad un abbandono di casa Uefa: Inter, Roma e Atalanta in men che non si dica si sono dette contrarie ad avventurarsi su tracciati sconosciuti, la Juve sta debitamente in silenzio, il Milan invece sta alla finestra. Il Napoli tace anch’esso, ma non stupirebbe una presa di posizione controcorrente del suo presidente.

Ma quale rivoluzione?

Pure dall’estero i segnali non paiono confortanti. Soprattutto dall’Inghilterra la chiusura sarebbe netta, ma anche dalla Germania. In Francia potrebbe profilarsi un “ni”, con la sola Spagna possibilista. Alla fine dei conti la tanto annunciata rivoluzione nascerebbe azzoppata, mentre lo status quo uscirebbe rafforzato dalla sentenza che invece paventava una netta sconfitta per il governo del calcio mondiale.