Il lancio di un cappellino ha messo in pericolo Van der Poel alla Roubaix
di RedazioneCiclismo09 Aprile 2024 - 15:22
Un nuovo caso sta animando il post Parigi-Roubaix, con Mathieu Van der Poel che ha rischiato grosso nella sua fuga solitaria, non per l’azione degli avversari, bensì a causa di una persona che a bordo strada ha compiuto un gesto insensato e pericoloso, lanciando un cappellino in direzione della sua bicicletta. Il fattaccio è emerso nelle ore seguenti alla fine della gara, che ha visto trionfare il campione del mondo, dopo che lo stesso corridore ha detto di aver notato qualcosa che per poco non è finito tra le sue ruote. Quindi dall’esame delle immagini televisive è stato notato quanto accaduto.
La ricostruzione dei fatti
Intorno ai 48 chilometri dal traguardo dell’Inferno del Nord, proprio su uno dei tanti tratti di pavè che ne rendono unico il percorso, da dietro le transenne posizionate per salvaguardare la sicurezza dei ciclisti, qualcuno lancia un oggetto bianco, nello specifico un cappellino, al passaggio di Van der Poel, il quale si trovava in fuga dal gruppo, intento a fare più velocità possibile sulle insidiose e pericolose pietre della Roubaix, per non farsi riprendere.
L’autodenuncia del colpevole
Poi, secondo quanto riportato dal quotidiano belga De Standaard, gli organizzatori avrebbero rintracciato l’autore del gesto sconsiderato: si tratterebbe di una donna, che era ospitata all’interno di una tenda Vip, la quale si sarebbe autodenunciata e non vorrebbe che fosse resa pubblica la sua identità. Solo che nel frattempo è stata sporta denuncia alle autorità per appurare quanto successo, e che per poco non ha mandato all’aria il successo di Van der Poel (già in passato oggetto di intemperanze da parte del pubblico), ma soprattutto mettendo a repentaglio la sua incolumità.
L’esposto del sindacato ciclisti
Difatti l’esporto presentato alla gendarmeria francese dall’associazione dei corridori professionisti francesi (Uncp) e dal sindacato mondiale dei ciclisti (Cpa), presideuto dal corridore australiano Adam Hansen, si riferisce “all’aver messo in pericolo la vita di altri, a rischio di morte e di infermità”.
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