Ciclismo amatoriale in Sicilia, immagine pessima qualcuno chieda scusa

di Fabio Bologna

Una stagione infangata dal Doping, questa è la verità e la triste realtà che riguarda il ciclismo amatoriale in Sicilia. Attenzione però, perché il ciclismo non è l’unica disciplina che lamenta questo male apparentemente incurabile, ma è statisticamente, insieme all’atletica, lo sport di Endurance (specialità su cui si concentrano maggiormente i controlli della NADO) con più gare disputate ogni anno in Italia. Questione di numeri quindi, a spiegarmelo è il  Comandante dei Nas di Palermo, durante la mia intervista che potrete vedere giovedì 18 luglio prossimo. Il problema è globale. A Marzo di quest’anno, in Spagna, si sono ritirati in 130, durante una gara con 184 partenti, perchè si era sparsa la voce dei controlli. Ma a questo punto la domanda da porsi è quella che probabilmente in tanti si sono fatti e alla quale possibilmente hanno già risposto: bisogna smettere o continuare? Ne vale ancora la pena?

Troppe le classifiche falsate

Dal Trofeo Sant’agata, al Tofeo Melanzì, passando per le GF dell’Etna e Città di Ragusa, non se ne salva una. In ognuna di queste, ma anche in altre (l’elenco è lungo), i vincitori o i componenti del podio sono stati sospesi per positività al controllo Antidoping, con il triste record per la GF città di Ragusa, nella quale tutti e tre i gradini del podio risultano oggi vuoti. Le classifiche al momento dovrebbero contenere al piè di pagina la dicitura “In aggiornamento…”. Stare dietro ai continui cambiamenti delle graduatorie comincia ad essere impegnativo, augurarci che da qui ad un anno potrebbero delinearsi quelle definitive, una speranza che vorremmo non diventi utopia. Ma allora cosa bisogna fare? Intanto chiedere scusa!

Chiedere scusa ai propri figli

Chiedere scusa a chi? Per iniziare ai propri figli! Oggi la nostra generazione di 50enni spara a zero sui giovani ogni qualvolta sbagliano o si rendono protagonisti di atti “immorali”. Come se questi giovani fossero degli alieni caduti dal cielo non si sa come e noi pronti lì ad additarli per giustificare, in realtà, il nostro fallimento. I giovani sono il riflesso dei comportamenti dei genitori, degli insegnanti e della classe dirigente. È di pochi giorni fa la notizia di un podista, consigliere comunale di Faenza, sospeso al termine di una gara  .  Alle nuove leve abbiamo lasciato e continuiamo a farlo, un mare di fango in cui nuotare e adesso li accusiamo di non sapere stare galla. Un esempio da evitare, ecco quello che rappresentano tutti coloro, senza distinzione geografica o di disciplina sportiva, che vengono beccati con le dita nella marmellata. Se lo sport è stile di vita, se lo sport è salute e se lo sport è rispetto delle regole, con questi comportamenti insegniamo loro tutto il contrario. Spieghiamo loro, con i fatti e non a parole, che lo sport è una truffa e che per vincere bisogna barare. Non importa se fa male alla salute perché per emergere bisogna prendere l’aiutino altrimenti non hanno dove andare.

Chiedere scusa alle giovani promesse

Un giorno un atleta Master mi coinvolse in un ragionamento, che condivisi, in merito all’importanza o meno del ciclismo amatoriale. Gli amatori, in generale, fanno da traino per le nuove leve e danno continuità ad una tradizione familiare. “Potenzialmente – mi disse – mi figlio va in bici perché già da piccolo vedeva me che la mattina andavo ad allenarmi e poi la domenica a gareggiare”. Un ragionamento che non fa una grinza, che condivisi allora e che continuo a farlo. Molti dei giovani ciclisti del settore giovanile, così come molti dei giovani che praticano atletica, hanno il papà o la mamma che tutt’ora si dilettano durante le gare domenicali sparse lungo il territorio. La pandemia del COVID ha condizionato anche le scelte di chi si orienta per la prima volta verso la pratica sportiva. Il rallentamento subito dalle discipline legate all’impiantistica ha favorito la nascita di scuole dedicate agli sport all’aperto. Potenzialmente potremmo vedere crescere molti più giovani talenti nell’atletica, piuttosto che nel ciclismo, assecondando questa tendenza anche con le attività amatoriali. Ma non in questo modo. La strada, questa strada, non porta da nessuna parte e produce il risultato opposto. I giovani, a mio avviso, dimostrano di avere una sensibilità maggiore della nostra e questi fatti li allontanano dalla pratica agonistica.

Chiedere scusa agli organizzatori

Torniamo al punto di partenza dell’articolo. Troppe gare ciclistiche quest’anno non hanno vincitori e come nel caso di Ragusa, neanche il podio. Scusarsi con gli organizzatori è il minimo. Organizzare una gara a circuito oggi costa non meno di 3/4000 euro. Organizzare una gara a circuito bella e fatta bene anche di più. Per una Mediofondo o Granfondo si esce dalla media standard e le cifre sono a quattro zeri. A questo punto gli organizzatori sono i primi, a ragion veduta, a chiedersi se ne valga la pena oppure o no. È difficile rispondere positivamente, ed a loro va’ tutta la mia solidarietà, perché chi spende 30/40.000 euro per organizzare una gara come la GF dell’Etna o Città di Ragusa e poi vede negarsi anche la gioia di poterla promuovere a posteriori, la risposta è una soltanto: “No, non ne vale la pena“. Negli ultimi anni è stata chiesta una maggior cura e attenzione in materia di sicurezza, di assistenza, pacchi gara più consistenti ecc…ecc. Richieste lecite e spesso anche assecondate. Ma quali garanzie per chi si spende? Chi tutela coloro che dedicano mesi ad organizzare una gara sottraendo tempo e denaro ai propri familiari e alle proprie professionalità? Nessuno! Si lavora in fiducia comandati da una passione che razionalmente non trova giustificazioni.

Chiedere scusa agli sponsor

In un articolo di qualche settimana fa ho parlato della crisi delle Granfondo. Tra i temi evidenziati c’era quello legato ai costi eccessivi di iscrizione che derivano, tra le altre cause, anche da un calo d’interesse da parte delle aziende disposte a sponsorizzare gli eventi e che con il loro contributo ammortizzerebbero in parte tale spesa. Come si può pretendere che un’azienda importante possa continuare a sposare un progetto, nel quale il rischio di vedere invalidata una gara è realmente alto ? Le grosse realtà economiche, sia del territorio che di settore, non chiedono soltanto numeri ma oggi pretendono credibilità, in un momento storico in cui la comunicazione spinge verso tematiche in realtà sempre più distanti dal solo risultato agonistico e che si dirigono sempre più su contenuti green ed inclusivi. Questi comportamenti allontanano ancora di più le aziende dagli eventi sportivi ciclistici, perché è economicamente improduttivo e danneggia la loro immagine. 

In conclusione, cosa fare dello sport amatoriale ?

Salvarlo o abbandonarlo? Salvarlo! È una scelta obbligata. L’avrò detto e scritto non so quante volte che in Italia,  l’ISTAT ci dice, il 50% dei praticanti sport ha tra i 40/45 anni. Significa che ove si decidesse di mollare, in futuro potremmo assistere all’estinzione dello sport agonistico nel nostro paese per mancanza di ricambio generazionale. In Sicilia ancora peggio. La cultura sportiva va’ sollecitata, va stimolata verso soluzioni che generino interesse. Ma non in questo modo. Bisogna cambiare mentalità innanzitutto verso la materia del doping. Ancora oggi si ha paura a trattare l’argomento e ci si continua a nascondere dietro ad un dito perché “tanto tra due giorni se lo scordano”. Si probabilmente è vero, tra due giorni i meno accorti faranno finta di averlo dimenticato ed il resto farà spallucce, ma il problema rimane e la tentazione è sempre dietro l’angolo. Una parola rimane tabù se non viene mai pronunciata, ma il problema se lo conosci lo eviti, se lo nascondi rimane li. Bisogna continuare e perseverare ma i più grandi devono dare l’esempio, come fanno la maggioranza degli atleti, anche nel ciclismo amatoriale, che si mettono in gioco facendo sacrifici e allenandosi in maniera pulita. Anche a loro va chiesto scusa. I ragazzi vanno educati con i fatti, inculcando loro i valori più nobili dello sport, senza trucco e senza inganno. Solo allora potrete continuare a farvi vedere dai vostri figli mentre andate la mattina presto ad allenarvi e la domenica alle gare, altrimenti fatelo di nascosto, perché a quel punto meglio che la tradizione familiare si fermi lì!