Parigi 2024, dal fango della Senna al logo da parrucchieri, ironia e sarcasmo sui Giochi

di Edoardo Ullo

I primi giorni di Olimpiadi a Parigi 2024 sono più che roventi non solo per il clima ma anche quanto successo su ring, tatami e pedana. Polemiche sugli arbitraggi che hanno penalizzato non poco gli atleti azzurri nel pugilato, nello judo e nella scherma facendo perdere loro possibili chance di medaglia, ma anche una situazione per niente favorevole alla Senna che rischia di far saltare la prova di triathlon con il comitato organizzatore che tra i diversi controlli sulla balneabilità del fiume ha fatto sapere fino a ieri che trasformare la prova in duathlon rinunciando al nuoto sarebbe l’ultima ratio. Che però non è da escludere visto l’andazzo.

Ci chiediamo se per Roma, che rinunciò otto anni orsono alla candidatura per questi Giochi del 2024, qualcuno avesse pensato a portare il nuoto del triathlon sul Tevere. Che sia stato proprio questo a spingere l’amministrazione comunale dell’epoca a rinunciare? Scherziamoci su, i motivi furono ben altri. Ma essendo italiani, parte lesa delle decisioni arbitrali, protestiamo. Ed essendo italiani, ci lamentiamo di tutto e facciamo notare anche un particolare. No, lungi da noi fare accostamenti cervellotici a riferimenti religiosi durante la fastosa cerimonia inaugurale di venerdì scorso. Agli altri le polemiche effimere su presunti riferimenti. Siamo sportivi, rimaniamo in tema sportivo. Al massimo facciamo notare – però – come il logo assomigli più a quello di un parrucchiere per donne piuttosto che ad una competizione olimpica. Notate la forma della fiamma ed il logo tondo che fanno sembrare tutto il volto stilizzato di una donna. Nostro miraggio? Nella vita di sicuro c’è una cosa, per il resto ci si può anche divertire a far notare quello che un logo olimpico ricordi. Nulla di male. Del resto i “cugini” francesi sono rinomati stilisti. Ma torniamo alle cose serie…

La Senna ancora impraticabile

Controlli fino ad oggi hanno dato esito negativo. Gli esami batteriologici non sono confortanti e la Senna ancora inquinata e sporca (colpa anche delle piogge dello scorso weekend) continua ad essere vietata con somma protesta degli atleti del triathlon. Non sappiamo se e come si disputerà questa disciplina. Certamente sappiamo che sarà una delle medaglie più sudate e meritate. La meriterebbero tutti gli atleti concorrenti iscritti. “Quando ti svegli alle 4.20 per gareggiare alle Olimpiadi, e la gara non c’è…” è la protesta del campione olimpico in carica di triathlon, Kristian Blummenfelt, dopo il rinvio della gara a causa dell’inquinamento della Senna.  Il norvegese posta la foto del suo volto stravolto dalla inutile levataccia.

Gli atleti protestano

Intanto gli atleti protestano: “Se la priorità è la salute degli atleti – dice il belga Marten van Riel, due bronzi olimpici – la gara doveva essere spostata altrove da tempo. Siamo solo marionette in uno spettacolo di marionette“.

Un argento deciso al var ma Macchi placa le polemiche

Dopo la medaglia d’argento conquistata ieri nella emozionantissima finale del fioretto, Filippo Macchi ha scritto un lungo post sui social. “Torno a casa con una bellissima medaglia d’argento ma che mi lascia ad una stoccata dal famoso ‘obiettivo di ogni atleta’. Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna. Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Ho 22 anni, una famiglia stupenda, degli amici strepitosi e una fidanzata che mi lascia costantemente senza parole. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre!” scrive il vicecampione olimpico battuto ieri in tarda serata 15-14 dal cinese di Hong Kong Cheung Ka Long che si è confermato campione olimpico dopo l’alloro di tre anni fa a Tokyo. Una conferma sudatissima che è arrivata soltanto al var dopo due stoccate contestate sul 14-14 ed una terza che sembrava in favore del giovane italiano ma che è stata “rovesciata” dal controllo video operato dagli arbitri di Taipei e coreano. Fatto che ha suscitato le ire di Federscherma e di Giovanni Malagò, presidente del Coni.

Sì, ma non prendiamoci sul serio

Ed infine torniamo sul logo. La scusa per scrivere questo articolo che tra il serio ed il faceto racchiude alcuni episodi storti di questa Olimpiade. Sia chiaro: nessuno è perfetto e l’obiettivo è chiaramente quello di sorridere un po’ evitando di prenderci troppo sul serio. Del resto sono Olimpiadi ed è un po’ come il Natale, si è tutti più buoni. Anche se… questo logo si potrebbe tranquillamente vedere in una delle settimane della moda. Di Parigi naturalmente. E nessuno ci farebbe caso.