Finale di ritorno a porte chiuse dopo gli scontri all’Euganeo, il Catania non fa ricorso

di Edoardo Ullo

Il Catania non presenterà ricorso contro la sentenza del giudice sportivo che ieri ha punito il club etneo a seguito degli scontri avvenuti all’Euganeo di Padova nell’intervallo della sfida di andata della finale di Coppa Italia di serie C.

La società rossazzurra è stata punita con la squalifica del campo per una giornata e l’ammenda di 10mila euro. La sfida di ritorno della finale di Coppa Italia di serie C del prossimo 2 aprile tra Catania e Padova, quindi, si giocherà al Massimino a porte chiuse e senza il conforto del pubblico di casa.

Il Catania, “Vogliamo ispirare la comunità”

Questa la nota del club etneo: “Il Catania Football Club accetta la sanzione comminata dal Giudice Sportivo in seguito ai disordini registrati allo stadio Euganeo e, pertanto, non presenterà ricorso avverso il provvedimento che dispone la chiusura delle porte dello stadio Angelo Massimino in occasione della gara Catania-Padova, in programma martedì 2 aprile. Noi vogliamo ispirare la comunità di Catania e consentirle di essere orgogliosa dei valori del club, che in questo caso incidono profondamente sulla nostra scelta”.

“Rispetto per istituzioni e forze dell’ordine”

Il comunicato prosegue: “Il primo di questi valori è il rispetto che nutriamo per le istituzioni, per le forze dell’ordine che generosamente si prodigano affinché tutti possano partecipare alla festa dello sport, per tutte le persone offese dal teppismo e per i tifosi rossazzurri amareggiati, per le famiglie che vogliono vivere lo stadio con gioia e spensieratezza, per le regole e per il calcio”.

E conclude: “Oggi, pur nell’assoluta certezza di aver fatto tutto ciò che può essere richiesto a una società sotto l’aspetto comportamentale e organizzativo, rinunciamo a un nostro diritto per condannare concretamente la violenza, per offrire l’esempio con un segnale forte e chiaro, per dare un motivo d’orgoglio a chi vorrà apprezzare questa scelta etica: con coraggio, andiamo incontro alle conseguenze sportive ed economiche della responsabilità oggettiva configurata dal Giudice Sportivo”.

Daspo per 17 teppisti catanesi, tre coinvolti negli scontri dove morì Raciti

Nel frattempo non si fermano le indagini della polizia ed i postumi degli scontri tra tifosi allo stadio Euganeo di Padova durante l’intervallo della finale di andata di coppa Italia di serie C tra la formazione locale ed il Catania.

La questura della città veneta ha emesso, infatti, 17 daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) nei confronti di altrettanti ultras della formazione siciliana. Sette provvedimenti firmati dal questore della Marco Odorisio hanno la durata di 10 anni; sei di questi prevedono anche l’obbligo di firma. Cinque hanno la durata di 5 anni (con 4 anni di obbligo di firma) ed i restanti daspo hanno la durata di due anni.

Ma emerge un dato inquietante. Tre degli ultras siciliani, secondo quanto emerso dall’istruttoria svolta dalla Digos e dalla divisione della polizia anticrimine, erano già stati coinvolti nei tragici scontri del 2 febbraio 2007 allo stadio Massimino per il derby Catania-Palermo. In quella serata maledetta, come si ricorderà, rimase ucciso l’ispettore capo della polizia di Stato Filippo Raciti.