Se ne va Sven Goran Eriksson, allenatore gentiluomo e di successo

di Redazione

Il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa di Sven Goran Eriksson, deceduto all’età di 76 anni, dopo che nei mesi scorsi aveva annunciato di essere allo stadio terminale di una malattia che se l’è portato via oggi. Il tecnico svedese tra gli anni Ottanta e Novanta è stato sinonimo di calcio all’avanguardia, ma soprattutto simbolo di signorilità in tutti le squadre ed in tutti i campionati che lo hanno visto protagonista. In Italia arrivò nel 1984 sulla panchina della Roma, per poi allenare anche Fiorentina, Sampdoria e Lazio, con cui vinse lo scudetto nella stagione 1999-2000. In più vinse per quattro volte la Coppa Italia guidando Roma, Samp, e 2 con la Lazio. E sempre con i biancocelesti centrò 2 volte la Supercoppa Italiana, la Coppa delle Coppe (1998-1999), e la Supecoppa Uefa.

Testamento morale

Negli ultimi mesi, dopo l’annuncio della malattia, Eriksson ha ricevuto gli omaggi delle società che lo hanno avuto come tecnico, e nelle quali ha lasciato un segno profondo. È stato ad esempio celebrato a Marassi, dove lo hanno accolto il pubblico blucerchiato e gli ex calciatori con cui sfiorò la finale di Coppa delle Coppe. Stesso commovente abbraccio ha ricevuto ad Anfield Road, la casa del Liverpool, allenando i Reds l’ultima volta a marzo nella gara tra le leggende di Liverpool e Ajax. Nei giorni scorsi infine è stato pubblicato il trailer di un documentario che la Bbc ha dedicato ad Eriksson, lasciando così un suo testamento morale: “Spero che alla fine la gente dirà che ero un brav’uomo – queste le sue parole – Ma so che non tutti lo diranno. Spero comunque che mi ricorderete come un ragazzo positivo, che ha sempre cercato di fare tutto il possibile”.

(foto X @Liverpool Fc)