Messina, gioia salvezza. Ragusa: “Soddisfazione grandissima”. Raciti: “Grazie ai tifosi”

di Alessandro Calleri

Da un messinese all’altro. Se l’anno scorso era stato un gol di Peppe Rizzo a regalare la salvezza al Messina, questa volta la copertina tocca ad Antonino Ragusa. Primo centro in maglia giallorossa, da capitano, per decidere il doppio confronto dei playout con la Gelbison e scacciare gli incubi. All’1-0 di marca cilentana di una settimana prima, la squadra di Raciti ha risposto con l’1-0 siglato all’82’ dall’ex attaccante di Lecce e Sassuolo che ha fatto letteralmente esplodere il “Franco Scoglio”.

La permanenza in C raggiunta al fotofinish. Una gioia immensa anche per chi nella sua carriera ha calcato palcoscenici ben più importanti, segnando in Serie A e Europa League. <<Per me è una soddisfazione veramente troppo grande a livello personale, non l’ho ancora realizzata. E poi sono troppo contento per il gruppo squadra, abbiamo vissuto situazioni difficili e momenti delicati, ci sono molte cose che la gente non sa, dunque non era facile restare concentrati ad un certo punto della stagione. Abbiamo fatto un percorso troppo importante e non potevamo gettarlo alle ortiche>>.

Non è stato facile, tuttavia, piegare la resistenza della Gelbison. Il gol è arrivato proprio nella fase più complicata del match, quando i minuti passavano e le energie fisiche e mentali sembravano venir meno. <<La Gelbison si è fatta rispettare sia all’andata che al ritorno. La nostra forza è stata crederci sempre. Avevo detto ai compagni che il gol sarebbe potuto arrivare sia all’inizio che fine. Ci volevano equilibrio e una grossa forza mentale per raggiungere questo risultato>>.

Nello scorso gennaio, dopo un lungo periodo di inattività, Ragusa aveva sposato la causa del Messina, tornando nella sua terra per rimettersi in gioco in Serie C. <<Personalmente ho vinto campionati in altre categorie, salendo dalla B alla A, ma questa soddisfazione è superiore a qualche promozione. Il gol è sicuramente uno dei più importanti della mia carriera. Avevo anche i crampi ma quando ho visto l’azione di Ferrini mi sono buttato lì ed è stato un segno del destino. Dopo ho avuto quei cinque o sei secondi di buio, vedevo che tutti mi venivano addosso e volevo schivarli per non farmi male e andare sotto la curva a festeggiare. Vederla piena è stata veramente bello, i tifosi ci hanno dato una grossa spinta>>.

Ragusa e compagni dopo la rete decisiva alla Gelbison (foto Acr Messina)

Per il secondo anno di fila il tecnico Ezio Raciti è stato l’artefice della missione salvezza subentrando a metà campionato: <<Il finale è stato sofferto, avrei preferito lo stesso epilogo ma in modo diverso. Lo scorso anno ci ha salvato Peppe Rizzo, un capitano messinese, questa volta è toccato ad Antonino Ragusa, un altro messinese e capitano, al suo primo gol, il più importante del campionato. Grazie ai ragazzi e al pubblico di categoria superiore: ha dimostrato che la serie C gli sta stretta>>.

E poi la carezza a Ragusa, che ha voluto seduto accanto lui in conferenza stampa: <<Per lui parlano il curriculum e quello che fa vedere in campo. È stato l’uomo determinante nel momento determinante. A gennaio abbiamo scelto giocatori importanti ma soprattutto uomini veri che hanno attributi incredibili. A volte Nino non è stato gratificato come meritava, ma ha guidato lo spogliatoio per mano, ci ha messo la faccia e non si è mai tirato indietro. Sono stati tutti eccezionali, anche chi non ha giocato>>.

Raciti non ha potuto non sottolineare la strepitosa rincorsa iniziata a gennaio, quando aveva ereditato il Messina in fondo alla graduatoria, sfiorando la salvezza diretta. Una gioia rimandata ai playout. <<Nel girone di ritorno abbiamo collezionato 30 punti dopo gli 11 dell’andata. Abbiamo sbagliato qualche partita in casa, è vero, non tanto nell’atteggiamento, ma per episodi che vanno contro o a favore. Questa squadra meritava la salvezza, figlia dei nostri sacrifici. In due partite difficili dei playout siamo riusciti a centrarla, contro una Gelbison che è stata una squadra viva. Sono orgoglioso di avere avuto il piacere di allenare questa squadra. Il mio futuro? Non abbiamo un progetto a lunga scadenza: sono stato chiamato dal presidente per conquistare la permanenza e ci sono riuscito per la terza volta in C, due a Messina e una a Siracusa, in situazioni quasi disperate. Adesso dipende da cosa deciderà la proprietà. Il mio consiglio è che non venga disperso il patrimonio della squadra come è accaduto lo scorso anno, questo vale per chiunque venga ad allenarla>>.

Con il presidente Pietro Sciotto che si è lasciato andare soltanto a qualche battuta dopo la grande paura e il ds Pasquale Logiudice che ha preferito rimanere in silenzio, a parlare per la società è stato il direttore generale Lello Manfredi: <<Speravamo di sbloccarla prima, non riuscendoci ad un certo punto ci siamo aggrappati a tutto. Che abbia segnato Nino è una favola, il migliore lieto fine possibile. Anche se ha giocato tanti anni in Serie A difficilmente dimenticherà questo momento, così come noi. Ragusa ha voluto fare un discorso nello spogliatoio prima della partita, da vero messinese, davanti a tutti, chiamando l’intero staff>>.

<<Alla fine dell’andata non era semplice rialzarsi. Tramite gli acquisti del mercato si è creata poi la giusta alchimia, ma non basta prendere i calciatori. Kragl e Ragusa si sono messi a disposizione dei più giovani. Quella rincorsa nel girone di ritorno ha però fatto perdere tante energie al gruppo, ci sono venute a mancare forze mentali e certezze. Tutti pensavamo di salvarci senza playout e arrivare a giocarli non è stato semplice>> ha aggiunto Manfredi.

Conservato il patrimonio del professionismo dopo aver rischiato la retrocessione, la speranza è ora di assistere ad una programmazione finalmente tempestiva in vista della prossima stagione, senza che vengano più ripetuti gli errori del passato. Ma su questo aspetto Manfredi puntualizza: <<Ogni domanda sul futuro è da rivolgere al presidente e alla proprietà, nessuno ha pensato a quello che potrà accadere domani, è troppo presto per parlare e io non sono la persona giusta per rispondere. Messina è giusto che ambisca a qualcosa di più, il presidente deve alzare un po’ il tiro>>.