Roglic: dalla disfatta di La Planche des Belles Filles al trionfo di Monte Lussari

di Ettore Ferrari

Il trionfo di Primoz Roglic al Giro d’Italia ha avuto per il campione sloveno un sapore davvero particolare. Come non ritornare indietro alle immagini del tracollo a La Planche des Belles Filles, quando uno scatenatissimo Tadej Pogacar lo destituì dal trono del Tour de France per infliggergli una sonora sconfitta. Sul Monte Lussari, Roglic ha inflitto a Geraint Thomas quello che lui aveva subito, prendendosi la maglia rosa e con essa il diritto ad iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della grande corsa a tappe italiana.

Un Tour vinto finito nel peggiore dei modi – Il Tour era quello del 2020, disputato a settembre per lo stop dovuto alla pandemia da Covid-19. Roglic, già vincitore di una Vuelta, dopo 11 giorni di leadership, alla vigilia della penultima tappa, una crono (l’unica di quella edizione) di 32 km, gustava già il trionfo sugli Champs-Elysées, e invece… Invece tra lui è l’agognato successo si è messo un giovanissimo e talentuoso connazionale, Tadej Pogacar (appena 22enne, al secondo anno tra i pro’), che dopo un Tour già al di là delle più rosee previsioni con 2 tappe vinte e la maglia bianca, realizza una performance pazzesca che lo lancia prepotentemente nel gotha del ciclismo. Tadej (che ha 9 anni meno di Roglic) è secondo nella Generale a 57” dalla maglia gialla del connazionale. Roglic sembra favorito, anche per le sue doti di cronoman, ma quel 19 settembre sarà per lui un’autentica Waterloo.

Pogacar in paradiso, Roglic all’inferno – Due prove agli antipodi, tanto potente, agile, sciolto Pogacar, quanto pesante, legnoso e pure con il casco indossato male Roglic. Pogacar è in vantaggio sin dal primo rilevamento, poi sulla salita che porta a La Planche des Belles Filles sembra volare ulteriormente, mentre Roglic si disunisce, perde metro su metro e giunge al traguardo sfinito. Il responso è crudele: Pogacar (vincitore pure della tappa), rifila a Roglic (solo 5°) 1’56”, un’enormità! Tadej fa incetta di maglie e, oltre alla maglia gialla, si prende pure quella a pois degli scalatori e fa tris con quella bianca. Un trionfo. Roglic rimane tramortito, quasi incredulo per una simile débacle.

Caduta e rinascita degli Dei – Si sa, dopo una cocente ed epocale delusione ci si può non riprendere più ad alti livelli. Basti ricordare la sconfitta in un altro Tour, quello che segnò la rinascita di Greg Lemond a discapito di Laurent Fignon nel 1989. Anche lì una cronometro, con Fignon in giallo, che perse quell’edizione per soli 8”! Una sconfitta, dalla quale il francese non si riprese più (aveva ancora 29 anni) e che ne decretò il rapido declino. Con Roglic tutto ciò non è successo. Fin da subito, ma proprio immediatamente dopo la fine di quell’infausta conclusione della Grande Boucle, lo sloveno seppe prontamente rialzarsi. Come? Vincendo. Il 4 ottobre alla Liegi-Bastogne-Liegi, superando al fotofinish il fresco campione del mondo Julian Alaphilippe, autore di una sciagurata quanto folle volata: prima ostacola Hirschi e Pogacar, e poi alza incautamente le braccia al cielo venendo infilzato come un tordo da Roglic. L’iridato viene poi retrocesso al quinto posto. Per Roglic non una vittoria qualunque: prima classica Monumento e prima vittoria di uno sloveno sempre in una delle classiche che più contano nella storia. Di slancio andrà a difendere il titolo vinto l’anno prima alla Vuelta. E sarà bis (condito da ben 4 successi parziali e 13 giorni in maglia roja). Accoppiata Liegi-Vuelta, per cancellare quel Tour disgraziato. Nel 2021, un’altra delusione al Tour, con ritiro per caduta e poi? Risponde sempre alla sua maniera. Prima con la medaglia d’oro nella crono olimpica di Tokyo, seguita dal tris alla Vuelta a Espana. Ma evidentemente ancora c’era l’ultimo passo da fare… vincere nella stessa maniera in cui aveva perso quel Tour. Dopo tre settimane fin troppo speculari e dominate dal tatticismo tra i big, ecco la mostruosa cronoscalata, al termine di una salita brutale ad un passo dalla Slovenia, attorniato e applaudito da tantissimi tifosi che lo hanno acclamato come un eroe. Il Giro d’Italia arricchisce il suo palmarès, quarto Grande Giro in carriera.