Morto Gigi Riva, l’Italia piange Rombo di tuono

di Valentino Sucato

È morto Gigi Riva! Basta solo questa frase per fare piangere l’intera Italia o almeno quella parte di popolo italiano che ama il Calcio, quello con la C maiuscola.

Qualche giorno dopo Beckenbauer un altro che ha scritto la storia nello stato Azteca in quella partita del secolo finita 4-3. Un infarto ha chiuso la partita terrena di un uomo e di un calciatore che è entrato a fare parte delle nostre vite, soprattutto nel cuore dei sardi e in particolare dei cagliaritani.

Rombo di tuono

Rombo di tuono, nomignolo che chiaramente dipinge la forza dei muscoli che nella progressione non avevano avversari. Stasera il suo muscolo quello cardiaco ha ceduto, quello stesso muscolo che lo ha “costretto” per tanto amore a legarsi al Cagliari, alla Sardegna. Riva è il Cagliari, Cagliari è Riva. Adesso si può scrivere a chiare lettere, perché se c’è un uomo che ha scritto “amore eterno” in quel pezzo di lembo di terra sarda è stato proprio lui, rifiutando offerte monetarie astronomiche per quel tempo da Inter e Juventus. La Sardegna con Riva è stata amata dai tanti sportivi che hanno visto quest’uomo capace di portare questa isola al trionfo in un campionato quello 1969/70 irripetibile, romantico che in futuro è stato eguagliato solo da quello del Verona a metà degli anni ’80. E se qualcuno soprattutto tra i giovani ha qualche dubbio può andare a ricercare la sua carriera: Legnano e poi Cagliari, solo Cagliari, eternamente Cagliari, fino alla fine nonostante le sirene del Dio denaro che non riuscirono a scalfire quel cuore che stasera ha detto stop.

La Nazionale il secondo amore

Ma c’è stato un altro amore che però non ha mai tradito il primo: la Nazionale, quella maglia azzurra che ha onorato a suon di gol. Era nato a Leggiuno, il 7 novembre 1944, nel varesotto, per poi trasferirsi a Legnano, un anno nelle serie minori ventidue presenze, cinque gol. Poi va Cagliari, quando la Sardegna (così come la Sicilia) non aveva grande appeal per i calciatori. Qui giocherà 315 di campionato realizzando 164 reti e costruisce con altri calciatori di medio-alto valore un sogno, un trionfo. Arriva quando il Cagliari era in B e in 29 fare segna 8 reti. Esordio alla prima giornata ed è subito gol al Prato. Ne segnerà uno anche al Palermo (3-0 a Cagliari). Il Cagliari va in A e ci resterà tanto. Esordisce in serie a in un Roma-Cagliari il 13 settembre 1964. Nella stagione 1968-69 i sardi arrivano secondi dietro alla Fiorentina nonostante i venti gol di Rombo di Tuono. Ma invece di piombare nello sconforto i giocatori del Cagliari affinano le armi e l’anno dopo vincono lo scudetto. Quell’anno il Cagliari subì solo due sconfitte una delle quali a Palermo, 1-0 finale con rete di Troja. Con la Nazionale vince il Campionato Europeo quello della doppia finale con la Jugoslavia nella quale fu protagonista con un gol nella seconda finale (2-0 finale con la rete di Anastasi a fare da corollario al primo gol del cagliaritano). Poi l’avventura messicana finita solo nell’ ultimo gradino contro il grande Brasile di Pelé e dei tanti altri extraterrestri, dopo che gli azzurri avevano vinto la “finale degli umani” contro la Germania 4-3. In quel campionato realizzò due reti contro il Messico. Poi in rete anche nella semifinale contro la Germania: suo gol del 3-2. In azzurro realizzò 35 reti in 42 partite. Tanti gol, ma il gol più bello forse quello più bello, il 18 gennaio 1970 quando con realizzò una doppietta a Vicenza e con un secondo gol in rovesciata battendo il portiere Pianta. Il calcio italiano perde un pezzo di storia, perde il Rombo di tuono. È morto un sovrano, il Re di Sardegna.