Palermo sprecone, una squadra che non riesce a sognare in grande

di Edoardo Ullo

Ormai è una costante: il Palermo si sgonfia sempre sul più bello. Più l’obiettivo è vicino, più facilmente la squadra rosanero si ferma. La batosta del Rigamonti con le quattro scoppole subite dal Brescia sono l’ultimo episodio di due anni di gestione Corini. E Proprio col Brescia nel maggio scorso arrivò un’altra delusione cocente che fece mugugnare non poco i tifosi.

Gli appassionati sui social hanno apertamente manifestato il loro dissenso nei confronti di un tecnico adesso amato solo per il suo grande passato in campo piuttosto che per i suoi risultati sulla panchina rosanero.

In 67 partite con “il Genio” in panchina (38 dello scorso campionato, 28 di questo e l’eliminazione in Coppa Italia al primo turno di questa stagione), sono state più le delusioni (nono posto all’ultima giornata e fuori dai play off della scorsa stagione in primis) che i momenti idilliaci. E da tempo gli appassionati di fede rosanero hanno detto basta.

Dal possibile secondo posto al sesto

L’emblema di questo malcontento è la caduta che la squadra ha fatto in appena sette giorni ed in due partite e mezzo. Il Palermo è passato dal possibile secondo posto che porta alla A diretta al sesto posto a 7 lunghezze di distanza lasciando punti pesanti a Cremona, in casa con la Ternana ed appunto col Brescia. Con una escalation di risultati negativi. Per effetto dei risultati dell’ultima giornata anche il Catanzaro, vittorioso a Cosenza, ha scavalcato i rosa.

In 225 minuti, ossia dall’inizio del secondo tempo di Cremona in cui i rosanero erano in vantaggio 2-0, la squadra siciliana ha subito 9 reti, segnandone altre 3 e raccogliendo un pareggio con i grigiorossi, poi tre sberle in casa dalla Ternana, non certo una big, e quattro dal Brescia che in attacco non è esattamente uno spauracchio e che alla vigilia era uno dei reparti offensivi meno prolifici della categoria, solo una rete in più del Lecco e dello Spezia. E con la sensazione che proprio in quest’ultima partita le Rondinelle dopo aver calato il poker nei primi 45 minuti abbiano rallentato.

Un Aquila spennacchiata

Il Palermo solo due settimane fa aveva fatto sognare i tifosi vincendo 3-0 sul Como, rischiando non poco nella prima mezz’ora con una rete annullata a Gabrielloni, per poi andare a segno e domare una diretta concorrente. Sembrava l’avvio di una rincorsa verso la zona serie A.

Ed il primo tempo con la Cremonese di sabato scorso sembrava confermare questo. In vantaggio di due reti ed in superiorità numerica da prima della metà del primo tempo chiunque avrebbe pensato – con le dovute precauzioni si intende – di avere la partita in pugno. Così non è stato ed i rosa hanno sprecato tutto.

Poi da li qualcosa si è rotto. La Ternana sfrutta tre topiche giganti di Ceccaroni, ringrazia sbancando il Barbera (che è tutt’altro fuorché un fortino in questa stagione), prende tre punti e si rimette in corsa per la lotta salvezza. Il Palermo vede le altre fare risultati.

L’apice di questo capolavoro al contrario in salsa rosanero a Brescia, alla prima azione un gol di tacco subito da Borrelli. Il Palermo sembra scuotersi e ribalta ma l’espulsione di Marconi, la seconda dopo Como, costa cara. Il fortino dura meno di dieci minuti, poi tre gol in un quarto d’ora certificano che la squadra è allo sbando.

Un uomo solo… al comando

Un uomo solo al comando ma non è Fausto Coppi e non è vincente. Il tecnico rosanero Eugenio Corini è sull’occhio del ciclone e più volte è stato contestato. I fischi sono arrivati con il Lecco (allora come oggi fanalino di coda), col Cosenza, mentre col Cittadella (formazione che perde da otto punti e che negli scontri diretti con i rosa vanta ben due successi) la contestazione è arrivata anche fuori dallo stadio al termine del match.

Il Catanzaro, invece, è venuto a prendersi gli applausi di buona parte del Barbera lo scorso 1 dicembre quando regolò 1-2 (ma il punteggio sarebbe potuto essere più ampio) la squadra rosanero. Poi martedì scorso la Ternana ha fatto il blitz ed altri fischi hanno incorniciato il momento negativo della squadra.

I numeri sono impietosi

I numeri sono freddi ma difficilmente contestabili alla fine dei conti. Il Palermo ha già perso cinque partite in casa. Due in più della scorsa stagione. Le sconfitte totali invece sono già otto e se le 51 reti rappresentano il secondo attacco della serie cadetta (solo il Parma ha fatto meglio con 53) il reparto difensivo è un colabrodo. Sono già 38 le reti al passivo in 28 partite (1.35 rete a partita).

Solo Sampdoria (43), Spezia, Feralpisalò e Lecco hanno fatto peggio ma stiamo parlando rispettivamente della 12ma in classifica e delle ultime tre.

Occasioni perdute

Matteo Brunori, Palermo-Cosenza 0-1, Serie B 2023-2024. Foto Pasquale Ponente

Matteo Brunori, Palermo-Cosenza 0-1, Serie B 2023-2024. Foto Pasquale Ponente

Sono troppe le opportunità perdute dal Palermo in questa ampia fetta di campionato. E parliamo annoverando in primis le cinque sconfitte al Barbera anche per una questione di sintesi. Il buongiorno si è visto dal mattino: 0-0 a Bari con un rigore sprecato e una doppia superiorità numerica per larghissima parte della ripresa. Poi alla decima il 2-2 strappato per i capelli allo Spezia che vinceva 2-0.

Giocatori in involuzione

Il Palermo appare stanco, privo di idee, con un gioco prevedibile. L’arrivo di Ranocchia sembra aver dato quella scintilla ma i tre impegni in una settimana hanno ridimensionato un po’ tutto.

Ma ci sono giocatori che in questa squadra non sono riusciti a decollare definitivamente. O che sono in involuzione. Pigliacelli tra i pali ha subito l’ennesima botta da lontano. Se negli uno contro uno o nelle conclusioni ravvicinate il portiere rosanero molte volte è sembrato un gatto, non lo è stato sulle conslusioni da lontano.

Ceccaroni che in coppia con Lucioni sembrava un muro difensivo quasi invalicabile nelle ultime settimane e soprattutto con l’assenza dovuta ad infortunio di Lucioni è apparso insicuro. Cominciano ad essere troppi gli appunti al centrale che con la Ternana è stato il peggiore per distacco in campo e che anche a Brescia ha avuto le sue colpe sul gol del 3-2 di Borrelli.

Marconi è il simbolo del naufragio della squadra al Rigamonti. Da eroe di Padova nella finale di andata dei play off promozione di serie C 2021-2022 quando all’Euganeo salvò in rovesciata un gol certo dei veneti, ai sette punti conquistati dal Palermo la scorsa stagione al ritorno in B grazie alle sue tre reti a Parma, Perugia e Bari, ai 5 tolti a causa delle sue espulsioni con Como e Brescia. Proprio al Rigamonti era stato preferito a Ceccaroni ma per mancanza di alternative. Graves rimane incostante e capace di alternare interventi decisivi ad amnesie pericolose.

Tra i centrocampisti Henderson dopo un buon avvio ha trovato poco spazio, Stulac invece nonostante alcune reti e qualche bella giocata illuminante raramente ha trovato la giusta continuità per portare per mano la squadra verso traguardi migliori.

Mancuso non è mai decollato in avanti mentre Soleri deve ancora scalpitare. Insigne ha dato molto meno rispetto a quello che ci si aspettava mentre Di Francesco ha mostrato un po’ più costanza ma in rare occasioni ha fatto vedere il suo tasso tecnico da categoria superiore.