Nuoto, Lorenzo Gargani “Fuori dalla Sicilia non sempre si sta meglio”

di Simone Milioti

Il chiaramontano Lorenzo Gargani, classe 2000, è cresciuto alla Polisportiva Zenion Ragusa, allenato da Massimo Canonico e Antonio Tribastoni, dove si è fatto conoscere nel nuoto siciliano e a tutt’oggi detiene ancora i record regionali in vasca corta, nei 50 farfalla categoria Ragazzi e nei 100 farfalla Esordienti B, e in vasca lunga, nei 50 farfalla Ragazzi.
I 50 farfalla sono chiaramente la sua gara dove recentemente si è laureato campione italiano a Riccione, con il tempo di di 23″41, e in cui aveva già vinto l’oro nel 2022. Gargani oggi tesserato con il Cus Udine dove si allena con Massimiliano Tibaldo, ha lasciato a settembre 2015 la Sicilia quando la famiglia si trasferisce al nord per motivi di lavoro, è uno dei farfallisti (o delfinisti, fate voi) più forti d’Italia. In passato è stato convocato in Nazionale in due occasioni a Napoli 2019 e Chengdu 2023 ha preso parte alle Universiadi, mentre nel 2022 è stato in squadra negli Europei di Roma.
Mentre si divide tra gli allenamenti e il percorso universitario in Medicina e Chirurgia pensa a migliorare nel 100 farfalla, dove ai Campionati Italiani Assoluti recentemente ha chiuso al terzo posto, sapendo che nell’anno olimpico il 50 non è distanza accettata per Parigi 2024 e quindi, anche se non ce lo rivela apertamente, sa che dovrà dare tutto sul 100.
Lorenzo le chiedo oltre ai record regionali cose le resta della Sicilia, ogni tanto torna?
“Torno molto poco perché ho pochi momenti liberi, scendo in estate o a Natale. Ad esempio quest’anno mi sono allenato a Ragusa in inverno. Devo dire che mi ha fatto un certo effetto essere riconosciuto e ospitato in una piscina che è comunque stata casa mia per tanti anni, mi ha fatto molto piacere. Dei record lasciati in Sicilia mi fa piacere ma sono record di quando ero bambino, il fatto che siano sopravvissuti dà sicuramente importanza al percorso che ho fatto e alla mia società di allora la Polisportiva Zenion e i miei allenatori di giù Massimo e Antonio”.
Quando si è spostato ha notato differenze tra la Sicilia e la nuova realtà?
“Leggendo molto sui social ho notato che c’è questa convinzione di una situazione al nord migliore, in determinate situazioni specie per gli impianti è sicuramente così. Io posso fare il paragone con l’impianto di Ragusa e quello dove mi alleno ora a Udine. Qui ho la vasca da 25 metri con sei corsie e spesso acqua calda, anche sopra i 28,5°. Per la vasca da 50 metri devo spostarmi tra Trieste e Lignano Sabbiadoro facendo tanti km due volte a settimana. Vorrei quindi far cadere il mito che su le cose siano migliori a prescindere ovunque ti sposti, nella maggior parte dei casi io credo ci siano situazioni molto simili a giù o addirittura peggiori. Nel mio caso credo che la piscina di Ragusa era meglio ma comunque sono venuti fuori ottimi risultati”.
Per il suo futuro sceglierà tra carriera sportiva e la professione che studia?
“Al momento sono al terzo anno di Medicina e Chirurgia, una facoltà non semplicissima, sono convinto di quello che sto facendo e in questa fase sto portando entrambi i percorsi, sportivo e universitario. Credo ne avrò ancora per altri 3-4 anni, il percorso è lungo e non so dire sul dopo, intanto continuerò così e dopo la laurea prenderò una decisione. Sicuramente aver scelto medicina come facoltà, che è sempre stato quello che volevo fare da piccolo, non mi ha fatto mai avere ripensamenti. Il consiglio che posso fare è quello di trovare ciò che piace davvero e impegnarsi al massimo. Siamo in pochi in Italia che studiamo e nuotiamo, è faticosa come situazione. Bisogna conciliare orari di lezione, e nel mio caso anche il tirocinio, con gli allenamenti. La mia squadra il Cus Udine mi permette di allenarmi presto la mattina prima della lezione e dopo lezione il pomeriggio e in questo sono molto fortunato, in altre squadre non è possibile e molti sono costretti a scegliere lasciando o lo studio o lo sport. Bisogna comunque sacrificare tanto e rinunciare a tanto per avere il futuro che si vuole”.
Nonostante questo ha ottenuto buoni risultati proprio recentemente a Riccione, ce li commenta?
“Sono molto contento del 100, può sembrare strano visto che il titolo è arrivato nel 50, ma del 100 son contento perché è una gara che sto preparando e costruendo un po’ alla volta. Ho migliorato di alcuni decimi e inizia ad essere un 100 metri farfalla importante. Il primo in Italia nuota solo 3 decimi meglio di me, per i 50 sono contento ma relativamente, non essendo gara olimpica fa molto piacere il titolo italiano, ma in questa stagione dò più importanza al 100 e ci sono più proiettato almeno fino a fine stagione. Come sensazioni sono soddisfatto del lavoro che sto facendo in questa direzione”.
Fa un pensiero alla squadra olimpica? In passato lei è già stato in Nazionale per Europei ed Universiadi.
“Si quella dello scorso anno in Cina è stata la seconda universiade dove è arrivata la mia prima medaglia internazionale. Sono stato molto concentrato a quell’evento, più tranquillo del solito, partecipare a più eventi internazionali o di alto livello ti fa acquisire maggior consapevolezza e tranquillità. Se ripenso alle prime esperienze internazionali come i campionati europei ero tanto teso e non sapevo gestirmi nei vari turni di gare, l’Universiade dell’anno scorso a Chengdu è stata anche una prova di maturità, ho gestito i tre turni di gara in maniera ottimale e sono riuscito ad arrivare secondo che non è un risultato da poco. Il mio obiettivo sarà fare il 100 farfalla migliore possibile a giugno tra Europei di Belgrado (10-23 giugno) o Sette Colli di Roma (21-23 giugno), c’è un’ambizione per le Olimpiadi ma sarà davvero dura, saranno tre mesi di duro lavoro per tirare fuori il 100 migliore possibile e provarci fino alla fine”.

Fonte foto in questo articolo Swim4Life Magazine